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Assenteismo all`ospedale di Pizzo, sospesi 17 dipendenti

VIBO VALENTIA Si assentavano dal posto di lavoro per sbrigare le faccende personali più svariate e quando non si presentavano facevano timbrare ad altri il proprio badge. È quanto accadeva nel pres…

Pubblicato il: 24/04/2014 – 11:28
Assenteismo all`ospedale di Pizzo, sospesi 17 dipendenti

VIBO VALENTIA Si assentavano dal posto di lavoro per sbrigare le faccende personali più svariate e quando non si presentavano facevano timbrare ad altri il proprio badge. È quanto accadeva nel presidio ospedaliero di Pizzo, dove si trova anche il Sert e dipendente dall`Asp di Vibo Valentia. Oggi i carabinieri della Compagnia di Vibo che hanno notificato la sospensione dall`impiego per due mesi a 17 tra dirigenti sanitari, assistenti amministrativi, infermieri, accusati di truffa aggravata. I provvedimenti cautelari di sospensione sono stati emessi dal gip di Vibo Valentia Fabio Regolo su richiesta del pm Vittorio Gallucci al termine di un`indagine condotta dai carabinieri di Pizzo.
Le indagini, iniziate nel giugno del 2012 dopo numerose segnalazioni da parte di cittadini, hanno permesso di documentare, attraverso attività di videoripresa e numerosi appostamenti davanti la sede del centro servizi sanitari e socio sanitari del presidio ospedaliero di Pizzo, l`allontanamento dei dipendenti in orario di lavoro e per finalità estranee alle attività d`ufficio. Più volte cittadini bisognosi d`intervento o di assistenza avevano segnalato la mancanza di risposte da parte della struttura sanitaria, talvolta semideserta, che, tra l`altro, ospita anche il Sert. Un atteggiamento, quello del personale, che il gip, nel suo provvedimento, ha stigmatizzato parlando di ennesimo caso di malasanità.
Dalle indagini è emerso anche il comportamento di un pregiudicato di Pizzo che, il 9 settembre 2012, dopo essersi introdotto di notte all`interno dei locali del presidio ospedaliero, sradicò letteralmente dal muro la “macchinetta marca tempo”. Gli investigatori ritengono che il gesto sia stato commissionato da qualcuno dei dipendenti ma al momento non sono emersi elementi a conferma di questa ipotesi.
Un`azienda «la cui gestione è improntata alla navigazione a vista e i cui settori, quantomeno alcuni, si reggono solo grazie alla volontà dei singoli che cercano di fare fronte alle carenze di sistema». È il quadro che il gip di Vibo, Fabio Regolo, dipinge nell`inchiesta sulla presunta truffa. A supportare il convincimento del giudice le dichiarazioni di alcune infermiere qualificate che affermano «di dover comperare di tasca propria l`alcol o di dover portarsi da casa un termosifone elettrico per non lasciare al freddo i pazienti che devono essere sottoposto ad ecocardiogramma in stanze prive di riscaldamento; lo stesso personale afferma ancora di dover attendere mesi prima che una finestra venga riparata o che un qualsiasi intervento di manutenzione ordinaria venga effettuato». L`inchiesta, condotta dai carabinieri di Pizzo, ha quindi fatto emergere una situazione di particolare sofferenza con una «allocazione delle risorse umane del tutto irrazionale ed antieconomica rispecchiata dalla presenza di una parte del personale che si allontana continuamente dal proprio luogo di lavoro, infermieri specializzati o assistenti sociali che fanno i messi per andare a prelevare medicinali come fossero meri autisti, consegna di provette presso laboratori di analisi effettuate direttamente da medici con intere giornate di lavoro impiegate in tal senso». (0050)

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