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Disastro ambientale nell`Alto Tirreno cosentino, chiesto il rinvio a giudizio

TORTORA Danneggiamento, deturpazione delle bellezze naturali, mancato rispetto dei criteri di autorizzazione ma soprattutto disastro ambientale. Sono i capi d`accusa per i quali il procuratore capo…

Pubblicato il: 28/04/2014 – 12:30
Disastro ambientale nell`Alto Tirreno cosentino, chiesto il rinvio a giudizio

TORTORA Danneggiamento, deturpazione delle bellezze naturali, mancato rispetto dei criteri di autorizzazione ma soprattutto disastro ambientale. Sono i capi d`accusa per i quali il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, ha chiesto oggi il rinvio a giudizio di Debora Plastina, Raffaele Cavaliere e Agostino Gallo, amministratori e tecnici della società “Ecologia 2008” che gestisce il depuratore per rifiuti speciali di Tortora. La vicenda – al centro dell`inchiesta che ha portato nel dicembre scorso al sequestro dell`impianto della cittadina del Tirreno cosentino – se confermata sarebbe particolarmente grave e permetterebbe di individuare una delle più pericolose cause d`inquinamento di questo tratto di costa. In particolare, secondo l`indagine coordinata dal procuratore capo in coordinamento con la Procura di Lagonegro, la struttura sarebbe stata utilizzata, come sottolinea anche il gip nel provvedimento che ha portato al sequestro del depuratore, «quale sito in cui far confluire, al fine di maturare ulteriori guadagni “bypassando” illecitamente i parametri e gli adempimenti imposti dalle normative e dalle prescrizioni amministrative di riferimento, il maggior quantitativo di rifiuti possibili, successivamente smaltiti illegalmente, a causa del loro mancato e/o inadeguato o comunque insufficiente trattamento, attraverso il loro scarico nel torrente Pizzinno e successivamente, attraverso il fiume Noce, nel mar Tirreno». Nel corso delle indagini, portate avanti  dagli uomini della guardia di finanza di Cetraro e dal Norm dei carabinieri di Lagonegro, sarebbe emerso che nell`impianto sarebbero finiti liquami speciali provenienti dalla Campania, dalla Puglia e dalla Basilicata. Ma ci sarebbe di più. Proprio grazie a quell`indagine gli inquirenti avrebbero accertato che in soli due mesi – da dicembre 2012 a gennaio 2013 – dall`impianto in località San Sago di Tortora sarebbero stati immessi illecitamente nel torrente Pizzino oltre 8.500 metri cubi di rifiuti liquidi, composti per lo più da percolato da discarica non depurato. Un liquame altamente dannoso per l`ambiente e anche per la salute pubblica della zona visto che le acque del torrente vengono utilizzate anche per l’irrigazione e l’abbeveraggio del bestiame. Ma anche per la qualità della acque del Tirreno cosentino e lucano. Da qui l`ipotesi di disastro ambientale contestata ai tre imputati dal procuratore capo Giordano sulla quale, assieme agli altri reati ipotizzati dagli inquirenti, ora dovrà esprimersi il giudice dell`udienza preliminare di Paola. (0090)

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