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Processo Marlane, i «non ricordo» di Marzotto

PAOLA (CS) «L`udienza di stamani ha visto l`interrogatorio del teste a difesa dell`omonimo lanificio Gaetano Marzotto, rampollo della dinastia. Alle domande delle parti civili se fosse al corrente …

Pubblicato il: 02/05/2014 – 18:15
Processo Marlane, i «non ricordo» di Marzotto

PAOLA (CS) «L`udienza di stamani ha visto l`interrogatorio del teste a difesa dell`omonimo lanificio Gaetano Marzotto, rampollo della dinastia. Alle domande delle parti civili se fosse al corrente delle gravi problematiche ambientali dello stabilimento di Praia a Mare Marzotto si è trincerato dietro molti non so e non ricordo e ha più volte dichiarato che il consiglio di amministrazione si è sempre e solo occupato dell`aspetto economico e strategico: “Noi ci occupavamo solo dei nostri soldi”». Lo afferma, in una nota, l`avvocato Giuseppe Bartolo Senatore, legale di parte civile per lo Slai Cobas nel processo in corso a Paola per la morte dei lavoratori dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, chiuso ormai da tempo.
Nel processo sono imputate 13 persone tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento, accusati di omicidio colposo per la morte di lavoratori dello stabilimento. L`accusa sostiene che un centinaio di operai sono morti per tumori provocati dall`inalazione di vapori emessi nella lavorazione dei tessuti.
«Testimonianza – prosegue il legale – che tra l`altro può risultare  quantomeno strana essendo stato il testimone, come da lui stesso dichiarato, componente del consiglio di amministrazione della Marlane spa fino al 2003, e poi azionista, del Gruppo Laniero che conta 30 stabilimenti nel mondo con 13.000 dipendenti. Nell`udienza la pubblica accusa ha preferito non procedere al controesame lasciando il compito al collegio legale dello Slai Cobas, rimasto ormai, assieme a Medicina democratica, l`unica parte civile sindacale costituita nel processo. Inoltre  anche stavolta sono ancora risultati assenti i periti nominati dal Tribunale».
Sulla testimonianza è intervenuta Mara Malavenda, dell`esecutivo nazionale dello Slai Cobas e all`epoca dei fatti parlamentare. «Non è per niente credibile – ha sostenuto – la dichiarazione del rampollo dei Marzotto. I Marzotto, tutti, non
potevano non sapere dell`eccidio aziendale in atto, 108 morti e gravissimo inquinamento aziendale in conseguenza delle gravi e sistematiche omissioni aziendali in materia di sicurezza dei lavoratori e dell`ambiente. Il fatto è che, per l`appunto, si occupavano solo di far soldi letteralmente sulla pelle degli operai. Io stessa presentai nel febbraio del 1997 una interrogazione sull`inquietante vicenda e tutti non potevano, già all`epoca, non sapere, figurarsi Gaetano Marzotto». (0020)

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