REGGIO CALABRIA «L’aspetto che colpisce di più è che una persona che ha ricoperto nel nostro Stato ruoli di responsabilità, ruoli di responsabilità politica, che è stato ministro, non esiti a prodigarsi per un condannato per mafia che si è rifugiato all’estero per sfuggire alla condanna». È visibilmente sconcertato il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel commentare le risultanze dell’indagine che oggi ha portato a un nuovo mandato di cattura per Amedeo Matacena, all’arresto dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, della moglie e della madre dell’ex parlamentare di Forza Italia oggi latitante, Chiara Rizzo e Raffaella De Carolis, dei suoi collaboratori Martino Politi e Antonio Chillemi, come delle segretarie dei due politici, Roberta Sacco e Maria Grazia Fordelisi.
«Il quadro – dice – è grave», perché gli elementi collezionati a carico degli arrestati sono pesanti e inequivocabili, e raccontano senza possibilità di errore le manovre che hanno permesso a Matacena di sfuggire all’esecuzione della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Manovre progettate da un uomo delle istituzioni. «Questa operazione – continua Cafiero De Raho – fa impressione per le persone che sono coinvolte. Ascoltandoli, sembra quasi che una condanna per mafia non sia importante. Ed è proprio questa confusione fra bianco e nero che si fonda la mancanza di fiducia della gente nelle istituzioni». E proprio per questo misure come quella eseguita oggi dalla Dia di Reggio Calabria, su richiesta della Procura e per ordine del gip, per il procuratore capo della Dda sono importanti: «Questa operazione è un ulteriore elemento di chiarezza – ha detto de Raho – perché testimonia quello che ho affermato fin dal momento in cui mi sono insediato: qui non verrà meno l`obbligatorietà dell`azione penale, non esisterà un gruppo di intoccabili, perché la legge è uguale per tutti». Un messaggio di speranza che anche il direttore della Dia Arturo De Felice vuole ribadire, sottolineando come siano proprio operazioni come queste «a dare il senso dello Stato a una popolazione sofferente come quella di Reggio Calabria». Ma quest’operazione – ci tiene a chiarire il sostituto della Dna Francesco Curcio – è soprattutto «un’indagine strategica». Al centro dell’inchiesta infatti c’è – e bisogna ricordarlo – Amedeo Matacena jr, imprenditore, ex parlamentare, riconosciuto da sentenze passate in giudicato come un uomo che ha lavorato per favorire i clan di `ndrangheta. «Abbiamo ravvisato dei collegamenti inquietanti fra soggetti legati alla `ndrangheta con ambienti politici e imprenditoriali di alto livello» rivela Curcio, che lascia intendere che le indagini sull’ex politico di Forza Italia, oggi latitante, e il suo entourage potrebbero non essere finite qui. (0090)
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