REGGIO CALABRIA «Giovanni Falcone era amato, amatissimo dalla gente comune, più che dai colleghi, dai quali era molto invidiato. E questo è un dato su cui oggi spesso si sorvola. Basti pensare che quando si è candidato al Csm, su un bacino potenziale di almeno 400 voti, ne ha presi solo 51. Solo 51 colleghi, dunque, lo hanno ritenuto idoneo ad occupare quel posto». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, intervenendo a “Prima di tutto”, su Radio 1. «Questo la dice lunga – ha aggiunto Gratteri – su quanto fosse forte l’invidia nei suoi confronti. Perché Falcone era un fuoriclasse, aveva una spanna in più rispetto agli altri. Capiva e intuiva le cose prima degli altri perché viveva in modo totalizzante il suo lavoro ed era un uomo della sua terra. Aveva una straordinaria capacità di intuire, di preconizzare cose che sarebbero avvenute 20 anni dopo. Davvero eccezionale. E la stessa cosa si può dire per Paolo Borsellino, anche se i due erano diversi caratterialmente. Borsellino era più pacato, Falcone più bravo mediaticamente, oggi diremmo che “bucava” il video. Aveva sempre la battuta pronta, era più brillante, ma Borsellino era perbene, direi che era onesto sin dai globuli rossi. Persone straordinarie: è per questo sono state uccise. Per tale motivo è importante il lavoro che si fa nelle scuole, coi giovani, per fare capire loro la non convenienza a delinquere, attraverso appunto l’esempio e la memoria di questi uomini fantastici». «In realtà – ha detto ancora il procuratore Gratteri – la strage di Capaci, anche se sono passati 22 anni, è vicina, molto vicina. L’aspetto “magico” di quella tragedia, mi si perdoni l’ossimoro, è che man mano che gli anni passano, le persone, ma soprattutto i ragazzi nati dopo il 1992, vivono la conoscenza di Falcone e di Borsellino come se li avessero conosciuti e amati da vivi, si può dire con la stessa intensità. E questo è un fatto straordinario». (0050)
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