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«Edilizia in crisi nera, serve uno scatto della politica»

CATANZARO L’analisi di Alessandro Caruso, presidente di Ance della provincia di Catanzaro, è impietosa: «Non è che non si sapesse o che la Calabria avesse bisogno dell’ennesima analisi che rivela u…

Pubblicato il: 27/05/2014 – 22:00
«Edilizia in crisi nera, serve uno scatto della politica»

CATANZARO L’analisi di Alessandro Caruso, presidente di Ance della provincia di Catanzaro, è impietosa: «Non è che non si sapesse o che la Calabria avesse bisogno dell’ennesima analisi che rivela una verità ormai nota a tutti: l’industria delle costruzioni è in crisi profonda, gravissima.
Perdura, infatti, il trend negativo, il settore delle costruzioni si contrae ancora, le difficoltà sono trasversali a chi lavora per la clientela privata e per la committenza pubblica». I macro-dati, sono eloquenti, e Caruso ricorda che, «dal nostro osservatorio privilegiato della Cassa edile di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia constatiamo la perdita, dal 2011, di circa 600 imprese e più di 4000 lavoratori». Numeri spaventosi: restano a casa gli operai, «con l’incombente drammatico problema dell’esaurimento delle risorse per la cassa integrazione in deroga», e anche «tutte le figure professionali legate al cantiere: in un anno i liberi professionisti (come architetti, ingegneri, eccetera) sono notevolmente diminuiti e quei pochi rimasti vedono ridursi, quando non proprio azzerarsi, il proprio fatturato. Le prospettive dell’intero comparto, pertanto, sono funeste, nè si intravedono segnali di inversione di rotta». Il presidente dell’Ance di Catanzaro si dice spaventato da altri problemi, che persistono: «ritardati pagamenti, accesso al credito a famiglie e imprese, mancanza di risposte “eccezionali” ad una crisi “straordinaria” di una politica sorda ad avviare misure anticicliche che consentano agli enti pubblici di ricominciare ad investire.
Edifici, scuole, strade… le piccole e medie imprese vivono di questo, oltretutto, parliamo di opere a beneficio della collettività.
La sensazione, però, è che a livello nazionale manchi questa consapevolezza». Il grido d’allarme lanciato da Caruso è esplicito: «Il settore edile non ce la fa più e l’anno della svolta, in positivo o in negativo, è comunque il 2014. Se non vi saranno adeguate politiche per il rilancio del settore, il declino continuerà irreversibilmente.
Occorre pensare, pertanto, a un nuovo modello di sviluppo industriale per le imprese di costruzioni, considerato il fallimento totale delle “grandi” imprese che hanno “colonizzato” il nostro territorio e dello scellerato sistema del General Contractor, che non solo non ha portato concreti benefíci sui tre fronti essenziali della riduzione dei tempi di svolgimento delle procedure di gara e di esecuzione dei lavori, del contenimento dei costi, della riduzione del contenzioso, ma ha rappresentato, come più volte da noi denunciato, un sistema di affidamento che, scavalcando le regole e i controlli delle gare d’appalto con procedura aperta, nei fatti si è tradotto nella morte delle imprese locali che sono essenzialmente medio-piccole, senza lasciare alcuna idea di crescita, nessun modello di sviluppo».

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