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Un centrodestra balcanizzato

LAMEZIA TERME Non se la passava di certo bene, ma dopo la debacle elettorale di Scopelliti il centrodestra calabrese pare completamente balcanizzato. Ormai è una ridda di comunicati stampa contrapp…

Pubblicato il: 28/05/2014 – 22:00
Un centrodestra balcanizzato

LAMEZIA TERME Non se la passava di certo bene, ma dopo la debacle elettorale di Scopelliti il centrodestra calabrese pare completamente balcanizzato. Ormai è una ridda di comunicati stampa contrapposti, per rivendicare meriti di partito e marcare a fuoco i limiti degli alleati/avversari. Un tutti contro tutti sul cui sfondo si agita la paura di arrivare impreparati o in svantaggio alle prossime elezioni regionali. I forzisti, sulla scia della supremazia elettorale rispetto a Ncd confermata dalle ultime europee, non perdono occasione per mettere all’angolo gli alfaniani, ormai orfani di una guida unanimemente riconosciuta dopo la sconfitta bruciante subita dall’ex governatore. Ultimo tra i berlusconiani passati all’attacco è stato il consigliere regionale Giuseppe Caputo, secondo cui «Forza Italia deve assumere la leadership della coalizione di centrodestra a tutti i livelli». Non è soltanto una dimostrazione di potere rispetto ai nuovocentristi. È una rivalsa sulla gestione del passato targato Scopelliti: «Il dato che esce fuori dalle urne è solo una conferma di quanto, da tempo, affermo sulla gestione dell’ex presidente, dal cui operato Forza Italia deve prendere subito le distanze. Un’azione di governo che poteva e doveva essere diversa, più incisiva e che ha dimostrato invece tanti limiti nella soluzione dei problemi che erano sul tappeto. Altro che modello». Una disamina impietosa, quella di Caputo, secondo cui l’ultima competizione elettorale «rappresenta una voce di dissenso radicale che occorre cogliere e valutare attentamente mettendo da parte logiche personalistiche e aprendosi a valutazioni esclusivamente oggettive». Quali? «Non si è concretizzato il cambiamento promesso ai calabresi, non c’è stata l’inversione di tendenza rispetto ai vecchi metodi del passato. In alcuni settori è avvenuto il riciclaggio di soggetti chiacchierati che non potevano essere in grado di offrire alcuna prospettiva. Non sono state rimosse le vecchie incrostazioni che hanno reso elefantiaca e pachidermica la macchina burocratica regionale. Non si è voluto procedere nel corso dei quattro anni alla verifica dei risultati prodotti da assessori la cui inutilità e la mancanza di progettualità ha contribuito ad avere risultati di governo scadenti. Hanno avuto spazio soggetti mediocri non in grado di contribuire a raggiungere risultati amministrativi soddisfacenti. Troppi gli errori commessi perché è mancata la capacità di intercettare i reali problemi della regione il cui elettorato aveva riposto fiducia nell’uomo che avrebbe dovuto interpretare quel cambiamento mai concretizzato».
Caputo sottolinea le tante «urgenze rimaste inevase» («Si sarebbe potuto fare tanto di più e meglio se l’ex governatore non si fosse consultato solo con lo specchio e con il suo cerchio magico di plauditores e cortigiani ignoranti. Fedelissimi, che dai risultati delle urne, hanno dimostrato il loro reale inesistente peso politico ed elettorale») e sentenzia: «Oggi un ciclo si è chiuso». Un passaggio è riservato anche alle «soluzioni rabberciate per allungare l’agonia della legislatura e inventarsi mostruosità giuridiche per cercare di tutelare forzosamente la presenza istituzionale di qualcuno». Scopelliti «non ha avuto rispetto di nessuno e quando ha sventolato le sue inutili dimissioni, ha dimenticato le tante emergenze calabresi non risolte che potevano essere affrontate nell’ultima parte della legislatura, forse con un senso di responsabilità maggiore, incoraggiato anche dalla sua assenza».
Da qui il ruolo di Forza Italia a cui – sembra suggerire Caputo – spetta il compito di scegliere il prossimo candidato governatore. Con buona pace di «qualche loquace esponente dell’Ncd (Gentile?, ndr) che non perde occasione di apparire sulla stampa, indicando percorsi e soluzioni, farebbe bene a tacere e prima di elevarsi a suggeritore di criteri e metodi facesse un’attenta analisi del voto, seguita da un’opportuna riflessione autocritica».
Non meno dura l’analisi del segretario provinciale di Reggio, Roy Biasi, che sembra voler chiudere le porte all’eventualità di un ritorno tra i berluscones di Scopelliti: «Ognuno – riflette Biasi – ha fatto le proprie scelte e preso le proprie strade, dalle quali non si torna indietro, poiché una nuova era in Calabria è iniziata e questa era non può essere caratterizzata da chi ha impresso le stimmate a quella precedente». Insomma, l’idea è quella di voltare pagina, consapevoli che «in una fase difficilissima come quella attuale occorre raccogliere le risorse migliori, essendo oramai finita l’era dell’uomo solo al comando, che tanto male ha fatto alla nostra terra ed alla credibilità della politica stessa».
Bordate neanche troppo velate che non possono cadere nel vuoto. In questo clima da guerra civile, c’è anche chi prova a fare il pontiere. Obiettivo: ridurre al minimo gli strappi. I capigruppo delle forze di maggioranza in Consiglio hanno convocato un vertice del centrodestra per sabato prossimo a Lamezia. All’ordine del giorno la discussione sulla legge elettorale e l’assestamento di bilancio. Ma anche, e soprattutto un brainstorming della maggioranza per mettere a fuoco gli ultimi quattro anni di governo regionale. «Il rischio che corriamo – scrivono Morrone (Fi), Chiappetta (Ncd), Bruni (Udc), Serra (Insieme per la Calabria) e Grillo (Scopelliti presidente) – è quello per il quale uno straordinario lavoro di riforma, riorganizzazione e rilancio della Regione venga svilito a causa di narrazioni quasi sempre strumentali e opportunistiche da parte di chi ha tutto l’interesse, politico e di parte, a raccontare una realtà diversa». Un serrate le fila per evitare di avvantaggiare gli avversari, Pd in testa.
Quasi sordi alle lotte intestine, le forze di maggioranza sentono «l’obbligo morale e il dovere politico di valorizzare al massimo questa esperienza di governo regionale, che è cosa ben distinta dal dialogo e dall’interlocuzione tra le forze politiche; il consenso maggioritario – anzi quasi sempre unanime – in ordine ai provvedimenti adottati rende ancora oggi evidente come la qualità principale della maggioranza di centrodestra sia stata l’unità fondata sui fatti e sulle risposte date ai calabresi. Questa unità – che abbiamo misurato ogni giorno – è un valore di cui pochi possono menare vanto in Calabria, certo non quelli che vanamente la proclamano con il solo intento di apparire credibili agli occhi degli elettori che tra qualche mese dovranno scegliere una nuova guida per la Regione».
La speranza non esplicita è che l’implosione non avvenga prima.

Pietro Bellantoni

 

 

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