REGGIO CALABRIA Non solo la conferma delle condanne di primo grado, ma anche la condanna di Saverio Ciprì uno dei due dei medici graziati dal giudice di prima istanza. È un inasprimento parziale del giudizio emesso in primo grado quello deciso dalla Corte d’appello di Reggio Calabria per il personale sanitario a vario titolo coinvolto nella tragica morte di Flavio Scutellà, il dodicenne rimasto vittima di una caduta divenuta fatale per l’estremo ritardo con cui gli è stato prestato soccorso. Non dai familiari, che immediatamente ricollegano la caduta dalla giostra agli strani svenimenti del figlio, e subito lo portano all’ospedale di Polistena. Ma di medici e infermieri che a vario titolo avrebbero dovuto prestare soccorso al ragazzino, le cui condizioni si sono aggravate via via che si accumulavano i ritardi.
Una ricostruzione accolta dai giudici di secondo grado, che con una sentenza emessa nella tarda nottata di ieri – hanno confermato le condanne rimediate in primo grado da Antonio Leali e Pietro Tripodi, ai quali era stata comminata una pena di un anno e otto mesi di reclusione, Giovanni Plateroti, punito con un anno e sei mesi e Francesca Leotta, condannata un anno, ma ha anche deciso – in linea con le richieste del pg Cianfarini – di punire il neurochirurgo reggino Saverio Cirpi, condannandolo a un anno e sei mesi. Confermate invece anche in appello le assoluzioni dell’altro neurochirurgo, Francesco Turiano, degli infermieri del 118 Giovanni Triolo e Carmelo Alampi, e dei medici Francesco Morosini, di Cosenza e Giuseppe Mauro, di Catanzaro. A vario titolo erano stati tutti chiamati a rispondere dell’incredibile catena di ritardi e omissioni che ha portato il dodicenne alla morte.
È a Polistena che a Flavio viene diagnosticato un ematoma sottodurale di 8 millimetri. In gergo tecnico, si tratta di un versamento non esteso ma serio, da rimuovere al più presto. Peccato che a Polistena non ci sia una neurochirurgia, dunque sia necessario trovare posto in uno dei sei oberati ospedali del circondario. Tutti pieni, tutti al collasso, dicono dai reparti, mentre le ore passano e l’ematoma si estende. I genitori di Flavio arrivano a chiamare la Polizia per chiedere aiuto, e solo dopo da Reggio arriva finalmente luce verde. «Siamo di fronte a dei medici – aveva tuonato il sostituto pg Cianfarini – che non solo hanno agito in maniera tardiva, ma hanno agito anche male. Avrebbero dovuto trasferire Flavio subito, avrebbero dovuto portarlo immediatamente presso un altro ospedale più attrezzato di quello di Polistena. Avrebbero dovuto usare qualsiasi mezzo, anche la propria automobile considerata la gravità della situazione. Se il padre del ragazzo non avesse chiamato la polizia chissà quando sarebbe stato trasportato a Reggio Calabria. Una domanda mi pongo: e se Flavio fosse stato uno dei loro figli?».
Ma anche l’ambulanza che dovrebbe trasportare il dodicenne in ospedale non c’è e quando finalmente appare è necessario attendere il cambio turno degli infermieri. Le ore passano ancora e ne sono trascorso otto dall’incidente e poco meno dalla diagnosi quando Flavio finalmente arriva sul tavolo operatorio di Neurochirurgia. Ne uscirà in coma, ma da quel sonno, dopo quattro giorni di battaglia, non si sveglierà mai più.
a.c.
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