REGGIO CALABRIA «La maggioranza di centrodestra ha approvato una legge elettorale che colpisce il pluralismo e la democrazia paritaria. Ha pensato di porre un argine al dilagare dell’antipolitica innalzando le soglie di sbarramento per l’accesso in consiglio regionale, non riflettendo sul fatto che proprio la difesa ad oltranza del fortino, assediato dai mille bisogni inevasi di una regione in ginocchio, costituisce linfa nuova per quanti, in questa fase, si alimentano della disillusione e della rabbia dei cittadini verso una politica percepita sempre più come inconcludente ed autoreferenziale». Lo sostiene, in una dichiarazione, il consigliere regionale Mimmo Talarico. «Hanno anche affossato la norma – aggiunge – sulla doppia preferenza di genere, facendo prevalere una logica auto-conservativa a scapito di un allargamento della democrazia e di una riqualificazione, di un arricchimento, della rappresentanza politica in seno alla massima assise regionale. Non ne sono rimasto sorpreso, beninteso. Che da parte del “partito dei consiglieri regionali” e della giunta non ci fosse alcun interesse ad affrontare seriamente il tema della democrazia paritaria, mi ero accorto fin dall’inizio della legislatura, registrando fragorosi silenzi e fastidiose inadempienze, perfino scorrettezze, sulla proposta di legge in materia che mi vedeva primo firmatario. Rimane l’amarezza, nondimeno, per l’ennesima occasione mancata e per la miopia dimostrata da gran parte dei consiglieri regionali, ma anche da parte delle principali forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra». «Questa legislatura, apertasi all’insegna di tronfie promesse e conclusasi, anticipatamente, nel modo inglorioso che conosciamo – conclude Talarico – poteva darsi un sussulto di dignità proprio con l’adozione di una nuova legge elettorale che valorizzasse il pluralismo politico culturale e la parità di genere. Ciò non è avvenuto, per responsabilità di chi ha scambiato le istituzioni per casa propria, minandone l’immagine e la credibilità, fino agli estremi della tragicommedia andata in scena all’indomani della condanna di Scopelliti e, mi sia consentito, del modello che egli ha per tanti anni incarnato». (0090)
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