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Rende: chi ha vinto si vedrà dopo

La giornata di ieri sarà ricordata dai rendesi (indigeni e adottati) come una giornata epocale. Rende ha un nuovo sindaco, l’avvocato Marcello Manna, persona perbene ed espressione di un’aggregazio…

Pubblicato il: 08/06/2014 – 22:00

La giornata di ieri sarà ricordata dai rendesi (indigeni e adottati) come una giornata epocale. Rende ha un nuovo sindaco, l’avvocato Marcello Manna, persona perbene ed espressione di un’aggregazione che ha compreso il centrodestra, alcune liste civiche e tanti nemici dello storico leader rendese.
A ben vedere, a contare nella contesa elettorale sono stati più i contro che i pro. Ha prevalso la reazione avversa che il consenso vero e proprio. Quest’ultimo un po’ difficile da conseguire da parte di un candidato, il dottor Pasquale Verre, anch’essa una brava persona e un ottimo professionista, non affatto campione di appeal e d’incasso.
A fronte di un tale panorama, i neocittadini di Rende hanno preferito votare contro tutto ciò che li aveva indotti, fino a ieri, a divenire tali. Dunque, il voto di protesta fine a se stesso ha prevalso sul resto.
A determinare un tale evento, ha contribuito di certo la frattura nel centrosinistra. È stata letale, proprio per questo dovrà essere sottoposta ad un severo giudizio politico. Essa è stata il frutto di una scelta molto personale che ha fatto sì che fosse rigettata ogni domanda avversa. Al centro della contesa (dicunt) le solite primarie con i soliti vizi. Il problema della primarie, qui in Calabria, è quello di capire come vengono selezionati i protagonisti della contesa. All’ultimo momento e tutti rappresentanti degli eserciti che ancora resistono. Di quelli che hanno reso la Calabria refrattaria ad ogni cambiamento, persino a quello che garantisce Matteo Renzi. Ritornando agli eserciti – che hanno correttamente alimentato i giudizi negativi espressi da Fabrizio Barca sino a quelli che intimoriscono l’attuale giovane segreteria del Pd ad orientarsi per un candidato a governatore che sia dell’apparato – hanno contato nella recente contesa rendese.
In tanti schierati dall’altra parte. Chi per sostenere la sorella o il fratello di taluno. Chi per concretizzare un insuccesso a carico dell’attuale capogruppo in Consiglio del Pd. Chi nella speranza di crearsi una chance in più per strappare una piazza nel consesso regionale, che sarà composto da 30 consiglieri piuttosto che dai 50 uscenti. Chi per mero dispetto, del tipo quello che fa da protagonista nella “‘a città ‘e Pulecinella” nel descrivere le cause dell’invivibilità della città del Vesuvio ma anche della presenza malavitosa che la domina.
L’accaduto rappresenta la prova di quanto sia diverso il Pd in Calabria, ove i nemici domiciliano all’interno delle risacche di resistenza dei vecchi metodi, ove si sceglieva con i muscoli piuttosto che con le idee. Ben venga il cambiamento metodologico che deve necessariamente passare dall’estromissione di chi il popolo dei calabresi vedrebbe estromesso da sempre e dalla ricerca di quei 30/40enni che sappiano navigare per la rotta della buona amministrazione (Renzi docet).
Quanto a Rende, la storia è cambiata. Il riformismo progressista, che ha dato ad essa le attuali sembianze ha perso.
Tuttavia, il radicale cambiamento decretato dagli elettori non va affatto letto negativamente a priori, sempre che il nuovo sindaco – al quale va il mio personale benvenuto e la mia stima personale, che tuttavia non mi ha consentito di votarlo – sappia scegliere una squadra con i fiocchi che una città con i fiocchi merita.
Ho certezza che lo farà, mettendo da parte il piccolo azionariato politico che gli sta in giro, non affatto dei migliori.
Rende ha bisogno di figure illuminate capaci di risolvere i problemi in atto e di quelli sopravvenuti a seguito dei recenti cicli amministrativi che non hanno affatto brillato così come dovevano, nonostante il pregiato trascorso delle politiche municipali. (0050)

 

*docente Unical

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