REGGIO CALABRIA La suocera di Chiara Rizzo «aveva previsto di investire alcuni soldi» alle Seychelles, dove in quel periodo si trovata Amedeo Matacena, e aveva poi difficoltà «di utilizzare e fare rientrare nel Principato quelle somme, forse 600mila dollari». Lo dice Claudio Scajola ai pm riferendo di un colloquio con la Rizzo avvenuto «forse a fine luglio 2013». La circostanza è riportata nella sintesi dell’interrogatorio depositato senza omissis al tribunale della libertà di Reggio Calabria. «Chiesi – prosegue – quale fosse la difficoltà visto che comunque erano nella loro disponibilità. A tal fine parlai con il direttore della Carige di Imperia, che mi disse di far presentare la Rizzo a Sanremo per aprire un conto corrente da utilizzare a tal fine. Il direttore dopo qualche giorno venne da me ad Imperia per dirmi che c’era il rischio che la movimentazione bancaria divenisse oggetto di attenzione sulla base della normativa antiriciclaggio poiché il marito risultava latitante. È questo il motivo per cui pensai che l’operazione bancaria potesse effettuarsi nel Principato di Monaco tramite il Credito Monegasco da dove la somma proveniva».
Scajola riferisce anche che «dopo essere tornata da una crociera, la Rizzo mi chiamò con urgenza in quanto aveva dovuto lasciare la casa di Montecarlo; in quella occasione mi passò al telefono un avvocato italiano, sicuramente di origine meridionale, a cui dissi che era il caso che il Matacena si costituisse; tale avvocato mi diede ragione».
«In questo periodo – dice ancora Scajola – ho parlato con l’avvocato Berruti della vicenda Matacena per chiedere a cosa sarebbe andato consegnandosi: è questo il motivo per cui in alcune conversazioni parlo di Totò, da intendersi la vicenda relativa a Salvatore Cuffaro».
«Quello stesso giorno, verso sera – dice ancora l’ex ministro – ho poi saputo dell’arresto del Matacena a Dubai, di cui nessuno mi aveva parlato prima».
x
x