Sei rinvii a giudizio, due assoluzioni e un proscioglimento. È quanto stabilito dal gup di Roma, Riccardo Amoroso, nei confronti di alcuni soggetti accusati di aver investito nella capitale beni per l’acquisto di immobili, ristoranti e bar, tra questi anche l’Antico Caffè Chigi, al fine di agevolare l’attività della cosca di ‘ndrangheta dei Gallico di Palmi. Le assoluzioni sono state disposte per Giuseppe Vincenzo Distilo e Carla Voluttà (entrambi avevano chiesto di essere giudicati con rito abbreviato); il proscioglimento è stato disposto nei confronti di Andrea Porreca.
Il prossimo tredici novembre, davanti alla II sezione collegiale del tribunale capitolino, inizierà, invece, il processo nei confronti di Francesco Frisina (58 anni, nato a Palmi e residente a Roma); Carmine Saccà (47 anni, nato a Taurianova e residente a Roma); Alessandro Mazzullo (31 anni, nato a Oppido Mamertina e residente a Roma); Maria Antonia Saccà (49 anni, nata a Sinopoli e residente a Roma, moglie di Frisina e sorella di Saccà); Claudio Palmisano (45 anni, nato a Palmi e residente a Roma) e e Grazia Rugolo (42 anni, nata a Oppido Mamertina e residente a Roma). I sei devono rispondere dell’accusa di trasferimento fraudolento di beni aggravato dal metodo mafioso.
L’inchiesta in questione fece emergere l’esistenza di un progetto in infiltrazione economica a Roma, con l’investimento di somme di denaro di provenienza illecita e l’ausilio di prestanome. Gli “acquisti” riguardarono anche locali commerciali all’ombra del Colosseo e nei pressi di Castel Sant’Angelo, svariati immobili e terreni. Secondo l’accusa gli imputati avevano creato un sistema per reinvestire in Roma i proventi illeciti delle attività delittuose della loro cosca. Quattro dei sei mandati a giudizio hanno, comunque, ottenuto dei proscioglimenti con riferimento a singoli capi di imputazione con riferimento ad alcuni beni che hanno dimostrato essere di natura ereditaria.
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