REGGIO CALABRIA Bruno Censore chiede una deroga al blocco del turnover sanitario. Il deputato del Pd, con un’interpellanza firmata da altri 30 parlamentari e indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, spinge per la soluzione del decreto interministeriale. «L’articolo 32 della Costituzione – ricorda Censore – oltre a stabilire che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, ha da un lato una valenza programmatica, poiché impegna il legislatore a promuovere idonee iniziative volte all’attuazione di un compiuto sistema di tutela adeguato alle esigenze di una società che cresce e progredisce, e dall’altro ha una valenza precettiva in quanto implica che l’individuo, come cittadino, vanti nei confronti dello Stato un vero e proprio diritto soggettivo alla tutela della propria salute».
Da qui, insomma, l’istanza avanzata dal parlamentare vibonese al governo e al ministro Lorenzin. «L’articolo articolo 32 della Costituzione – aggiunge ancora Censore – nel sancire la tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività” obbliga, di fatto, lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute».
«E in Calabria – continua – servono provvedimenti urgenti per fronteggiare l’emergenza sanitaria».
Nelle varie riunioni congiunte del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di assistenza – osserva ancora il parlamentare – è emersa puntualmente la scarsa omogeneità dei livelli Lea, con una forte sperequazione dell’offerta sanitaria in Calabria. La logica puramente e dissennatamente contabile che ha contraddistinto le politiche sanitarie del Commissario ad acta Giuseppe Scopelliti hanno cassato il diritto alla salute, soprattutto in quelle province maggiormente penalizzate dalla forte ed evidente sperequazione dell’offerta sanitaria. Peraltro da lungo tempo ormai, in Calabria, gli operatori sanitari continuano a evidenziare ritmi e i carichi di lavoro insostenibili e ingestibili, stante l’esiguo numero esiguo di medici e di operatori».
Insomma, secondo Censore «l’esistenza delle criticità nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza sono dovute anche al blocco del turnover del personale. Il Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali ha negato alla struttura commissariale la deroga al blocco del turnover, chiedendo ulteriore documentazione, così come ha dichiarato il sub-commissario per l’attuazione del Piano di rientro, Andrea Urbani. Eppure, da una indagine conoscitiva condotta dalla Commissione V e XII è emerso che il perdurare del blocco del turnover e la necessità di assicurare i Lea rende indifferibile una diversa regolazione delle politiche di reclutamento del personale dei servizi sanitari delle regioni in Piano di rientro».
Il deputato Pd reclama quindi un decreto interministeriale per la concessione delle deroghe al blocco del turnover in Calabria, sulla scorta di quanto avvenuto altrove. «Il 22 aprile 2014 – scrive nella sua interpellanza – il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto interministeriale per la concessione delle deroghe al blocco del turnover nella Regione Campania ai sensi di quanto previsto dalla normativa vigente. Perciò, si intende sapere cosa il ministero alla Salute intenda fare, vista la gravità della situazione e le criticità evidenziate in premessa, per evitare il collasso del sistema sanitario calabrese e se, nell’ambito delle proprie competenze, intenda intraprendete provvedimenti normativi per porre rimedio alla situazione sovraesposta».
LA DENUNCIA DI GUCCIONE
E mentre Censore chiede al governo di agire, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione denuncia l’ennesima anomalia sanitaria. La Calabria – dice – «si conferma terra di paradossi e contraddizioni inverosimili. Agli sprechi, alle inefficienze e allo sperpero di danaro pubblico eravamo abituati ma adesso negli uffici della sanità regionale succedono cose stranissime». Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione. «L’Asp di Cosenza, con delibera numero 206 del 30 gennaio 2014, affida – aggiunge – l’incarico di responsabile di area medica e veterinaria al dottor Maurizio Anastasio a seguito – leggiamo da una missiva firmata dal dg Scarpelli – «di apposita valutazione dei curricula prodotti dagli aspiranti all’incarico. Subito dopo lo stesso Scarpelli si preoccupa di chiedere all’Ufficio del sub-commissario delegato al Piano di rientro, Andrea Urbani, un parere circa la presunta incompatibilità con l’incarico espletato dal dottor Anastasio presso la task force Veterinaria istituita dalla Regione Calabria per la risoluzione delle criticità del settore».
«La risposta del sub-commissario – prosegue Guccione – arriva dopo pochi giorni. E certifica che «non sussistono motivi d’incompatibilità tra l’attuale incarico ed eventuali nuovi incarichi attribuiti al dottor Anastasio» che, anzi, era già direttore facente funzioni «del servizio Veterinario nell’ex As
di Paola. Questione chiarita, dunque? Neanche per sogno. Un rigo più giù, infatti, prima di licenziare il parere, Urbani inserisce una postilla farsesca. Scrive: “Il dottor Maurizio Anastasio, ovviamente, si asterrà dalle attività di audit e verifica dell’efficacia di competenza del Servizio veterinario regionale, svolte sull’Asp di Cosenza”. Il livello di contorsione mentale è qui notevole. L’Ufficio del sub-commissario autorizza Anastasio a svolgere un incarico a valenza regionale pur sapendo che sul territorio di competenza dell’Asp di Cosenza lo stesso sarebbe in palese conflitto di interessi. Lo fa con la giustificazione, risibile, che Anastasio si dovrà astenere dalle valutazioni inerenti la provincia di Cosenza, che tra l’altro rappresenta la metà del territorio calabrese. La vicenda è fortemente significativa della mancanza di serietà e competenza dimostrata da parte di chi è chiamato a svolgere un
compito delicatissimo e di vitale importanza per il futuro della Calabria. Al punto in cui siamo questa politica sciatta e inconcludente – e nel caso di specie palesemente ridicola – non è in grado di produrre nessun effetto positivo circa la soluzione dei problemi della sanità».
«Non si possono conferire ruoli di altissima responsabilità – conclude – senza tenere conto della competenza e dell’esperienza. Non si può giocare con la salute dei cittadini e meno che mai si può giocare sporco quando la medicina viene assoggettata alle convenienze della politica. Rimane un ultimo
aspetto da chiarire: il dott. Anastasio si asterrà dal percepire anche tutto lo stipendio?».
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