Senatore, ex assessore regionale. E, soprattutto, onnipresente accanto a Peppe Scopelliti che di lui si fida ciecamente. Antonio Caridi è più di un fedelissimo. È secondo solo a Daniele Romeo nel seguire ogni passo di quello che è stato finora il leader del centrodestra calabrese.
I tempi cambiano, e anche le gerarchie all’interno del partito…
«Non mi sembra proprio».
È un dato di fatto. Scopelliti non ha conquistato un seggio al Parlamento europeo…
«Il Nuovo centrodestra ha conquistato in provincia di Reggio Calabria la percentuale più alta di tutto il Paese. Noi sfidavamo un clima pesantissimo di antipolitica e poi tenga conto che chi governa e fa scelte, spesso impopolari, non viene mai premiato dagli elettori. Scopelliti ha scontato anche questo, l’aver provato a rivoluzionare la Calabria».
Quanto pesa nei rapporti con i suoi colleghi l’essere considerato uno degli esponenti di punta del cerchio magico di Scopelliti?
«Cerchio magico è un’espressione usata da chi non ha il coraggio di combattere le sue battaglie a viso aperto. Io non sono fedele a Scopelliti ma a un progetto politico che lui ha saputo costruire nel corso di questi anni e che tanti risultati ha prodotto sia a livello reggino che calabrese».
Cosa fa adesso, si mette a difendere il “modello Reggio”, che tanti guai ha prodotto finora?
«Io credo che in quel periodo siano state fatte tante cose buone per la nostra città».
Ma portavate vip e starlette in sfilata sul lungomare mentre la città affondava sotto il peso dei debiti…
«Ridurre tutto il discorso a questo è un’operazione semplicistica che non rende onore alla verità. C’erano cifre stanziate per quelle finalità e non potevamo fare diversamente. Non dimentichiamoci che Reggio è una città ad alta vocazione turistica e noi avevamo il dovere di accelerare su quel settore, creando sviluppo e posti di lavoro, mettendo in moto un’economia legata a quel settore. Perché non si parla mai delle tante opere pubbliche avviate e realizzate?».
Resta il fatto che i debiti aumentavano…
«Ma non è un problema soltanto di Reggio. Tantissime altre città italiane si sono trovate in situazioni finanziarie drammatiche. Penso per esempio alla città di Roma per la quale si è reso necessario un intervento del Parlamento. Ma potrei citare i casi di Napoli, Catania, Alessandria…».
A Reggio intanto il consiglio comunale è stato sciolto per «contiguità con la ‘ndrangheta» e la città si trova a fare i conti con un piano di rientro dal debito tutto lacrime e sangue.
«A queste latitudini gli avversari politici hanno portato avanti una campagna d’odio che aveva come fine quello di abbattere Scopelliti e non quello di salvaguardare gli interessi della città».
Anche lei con questa storia del complotto ordito ai danni di Reggio?
«Basterebbe chiedere un giudizio ai cittadini per verificare se abbiamo lavorato bene o meno».
Scopelliti sostiene che la sua caduta sia stata determinata da certa stampa, in particolare dal Corriere della Calabria, che lui ha definito «il giornale delle lobby». Condivide tale tesi?
«Non mi appassionano certe polemiche. Mi limito a osservare che Scopelliti non ha bisogno di una stampa che lavori per lui. C’è bisogno, al contrario, di un’informazione che racconti la verità e faccia cronaca con obiettività. Alcune volte si è ecceduto e ciò dimostra che alzare il livello di conflittualità non serve a nessuno».
È vero che su Reggio opera una borghesia mafiosa che soffoca ogni tentativo di sviluppo?
«Credo che alla fine la verità emergerà e chi ha lavorato contro la città verrà smascherato».
Avevate messo in conto il “tradimento” dei Gentile, che alle europee hanno votare Piccone piuttosto che Scopelliti?
«Io ritengo che il coordinatore regionale del nostro partito abbia commesso un errore a non sostenere fino in fondo il candidato calabrese di Ncd. Rilevo che Piccone sostiene di avere solidi rapporti personali di lunga data con Gentile e ne prendo atto. Detto ciò, credo che su questa vicenda si debba esprimere il coordinamento regionale in un’assemblea dedicata proprio all’analisi del voto».
Scopelliti adesso lascerà il Nuovo centrodestra?
«Peppe crede in questo progetto e io con lui. Non lasciamo la nave quando le cose non vanno bene, tanto più se consideriamo che Scopelliti ha un ruolo politico di primo piano nell’Ncd».
Non crede che sia stato un errore non affidare, dopo la condanna rimediata da Scopelliti nel processo Fallara, la vicepresidenza della giunta regionale a Pino Gentile?
«Pino Gentile non ha mai chiesto nulla e ha ben lavorato alla guida dell’assessorato ai Lavori pubblici».
Ma è pur sempre il maggiore azionista di Ncd e, soprattutto, nel 2010 è stato il consigliere regionale più votato in Calabria.
«Cosa c’entra questo? Anche io sono stato il più votato nella mia circoscrizione».
Si narra che il senatore Giovanni Bilardi ormai faccia fronte comune con Gentile e Piero Aiello. Le risulta?
«Non credo. Gianni è sempre stato parte importante della nostra squadra. Poi, ognuno ha il suo modo di lavorare e di rapportarsi».
Lei è convinto che il governo Renzi possa arrivare fino al termine naturale della legislatura?
«La priorità in questo momento ce l’hanno gli italiani. È per loro che stiamo lavorando. Se Renzi riuscirà a fare le riforme, bene. Altrimenti è meglio staccare la spina e tornare il voto».
Non ha paura di non essere rieletto?
«Mai avuto timore di ciò. Quando mi sono confrontato con gli elettori non sono stato mai bocciato. Forse qualcosa di buono l’ho fatta anche io, non crede?».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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