LAMEZIA TERME «La corruzione ci costa 60 miliardi di euro anno: ben vengano i poteri straordinari a Raffaele Cantone purché la musica cambi una volta per tutte, perché se i soldi finiscono nelle tasche di corrotti e corruttori peggiora la vita di tutti i cittadini». Lo ha detto Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Torino, intervenuto a Lamezia Terme alla quarta edizione di Trame, il Festival dei libri sulle mafie. «Sono vent’anni – ha aggiunto – che l’Italia è impestata dalla corruzione, ma fino ad oggi, leggi e controlli effettivi zero o quasi, fino alla legge Severino che considero una legge da migliorare. Corruzione non è solo violazione di un articolo del codice penale, ma significa meno soldi per le scuole, per i servizi essenziali, peggiore qualità della vita». Sulla penetrazione delle mafie al Nord, per Caselli «sono oltre 30 anni che la mafia è entrata nelle città del Centro-nord come affermava Dalla Chiesa già nel 1983. In questi 30 anni il fenomeno si è radicato come emerge dalle inchieste giudiziarie. Stupirsi che c’è la mafia al Nord è come stupirsi del fatto che l’acqua bagna. Non bisogna stupirsi che l’acqua bagna ma aprire l’ombrello e sul fronte del contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata in questi 30 anni pochi lo hanno aperto». In merito al libro scritto con Antonio Ingroia “Vent’anni contro”, Caselli ha sostenuto che «è un racconto di come il nostro Paese è stato invaso di capitali che hanno radici mafiose, una mafia che in questi anni ha cambiato pelle, ha ucciso sempre meno e riciclato sempre di più, si è mossa senza rumore». (0050)
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