REGGIO CALABRIA Bisognerà aspettare il prossimo 17 luglio per sapere se l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, Amedeo Matacena, la moglie, Chiara Rizzo, come gli altri arrestati nella costola dell’operazione “Breakfast”, eseguita l’8 maggio scorso, dovranno rispondere dei reati loro contestati aggravati dal metodo mafioso. Un’impostazione non condivisa dal gip di Reggio Calabria, Olga Tarzia, in sede di emissione di misura cautelare a carico degli 8 indagati, ma che la Procura ha deciso di difendere in sede di appello. All’udienza fissata oggi di fronte al Tribunale del Riesame, il pm Giuseppe Lombardo ha tuttavia chiesto un termine ulteriore – fissato dal presidente per il 5 luglio – entro il quale produrre nuova documentazione a sostegno delle proprie tesi. Per la Procura infatti, l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, oggi latitante a Dubai, la moglie Chiara Rizzo, l’ex ministro Claudio Scajola, come anche le segretarie dei due politici, Roberta Sacco e Maria Grazia Fiordelisi, e i collaboratori dell’armatore Martino Politi e Antonio Chillemi, aiutando Matacena, avrebbero agevolato la ‘ndrangheta di cui l’ex deputato sarebbe espressione. I reati configurabili nell’aiuto fornito a Matacena per sottrarsi a una condanna definitiva per mafia, ma soprattutto per occultare il suo immenso patrimonio – secondo i magistrati antimafia – devono essere aggravati dalle modalità mafiose perché inquadrabili in un progetto più ampio. «Non appare un azzardo affermare – si legge, infatti, nell’appello presentato dai pm – che Scajola e Matacena condividono interessi che vanno oltre l’aiuto, risultando inseriti in un circuito criminale ben più ampio visto il ruolo di Matacena in ambito ‘ndranghetistico ricostruito dalla sentenza di condanna». Solo con «rapporti di cointeresse forti (Scajola), può rendersi protagonista dei colloqui» intercettati – aggiungono – «tra cui significativi quelli in cui sembra assumere le vesti di socio occulto di Matacena, viste le elargizioni da fare per la Rizzo». Per la Procura, Claudio Scajola, con l’aiuto a Matacena, anche esercitando la «sua influenza su Berlusconi per ottenere la candidatura alle europee agevola una pedina indispensabile per il sistema criminale di cui la ‘ndrangheta fa parte» e «agevola la ‘ndrangheta in ambito politico-imprenditoriale. Non a caso – si sottolinea – Scajola, pur consapevole della condanna di Matacena per concorso esterno in associazione mafiosa, «presta consapevole contributo per agevolare la latitanza», «intrattiene rapporti economico-imprenditoriali con la Rizzo e Politi», «avvia con la Rizzo e Politi nuovi progetti imprenditoriali», «esercita la sua influenza su Berlusconi al fine di ottenere la candidatura alle europee», «promette il suo sostegno personale, finanziario ed economico, anche attraverso canali bancari privilegiati a Matacena tramite la Rizzo», «consapevolmente agevola una pedina indispensabile (Matacena) per il sistema criminale di cui la ‘ndrangheta fa parte», «consapevolmente agevola la ‘ndrangheta in ambito politico-imprenditoriale». (0050)
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