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LA BANCA DEI CLAN | Ecco come le 'ndrine facevano credito

ROMA Un “sistema creditizio parallelo” attraverso il quale le cosche della ‘ndrangheta erogavano prestiti, a tassi usurari, a imprenditori calabresi e lombardi in difficoltà. È quello che hanno sco…

Pubblicato il: 19/06/2014 – 5:49
LA BANCA DEI CLAN | Ecco come le 'ndrine facevano credito

ROMA Un “sistema creditizio parallelo” attraverso il quale le cosche della ‘ndrangheta erogavano prestiti, a tassi usurari, a imprenditori calabresi e lombardi in difficoltà. È quello che hanno scoperto i carabinieri del Ros e quelli del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia). Diciassette gli arresti in corso di esecuzione nelle province di Reggio Calabria e Milano. Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria, si contestano agli indagati le accuse di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia di beni: tutti reati aggravati dalle finalità mafiose.

Contestualmente agli arresti, sono stati sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro. Al centro delle indagini condotte dal Ros, le “sinergie criminali” che si sono instaurate tra le cosche ‘ndranghetiste di Reggio e Rosarno per la gestione delle risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite. In manette anche Pasquale Rappoccio, l’ex patron della Medinex. 

Era gestito dal gotha delle cosche reggine e della Piana di Gioia Tauro il “sistema creditizio parallelo” scoperto dai carabinieri del Ros nel corso di un’indagine in cui sono confluite anche risultanze di un’indagine della Dia di Milano e che stamani ha portato all’operazione “‘Ndrangheta banking” con l’esecuzione di 17 arresti (sette ai domiciliari), 12 dei quali eseguiti in Calabria e 5 a Milano, di cui 3 ad opera della Dia del capoluogo lombardo. Il sistema, infatti, secondo quanto emerso nel corso di anni di indagine sarebbe stato gestito dalle ‘ndrine Condello, De Stefano, Tegano, Imerti e Buda di Reggio e Pesce e Bellocco di Rosarno, le più potenti della Calabria. A gestire materialmente il credito ad usura ad imprenditori e commercianti calabresi e milanesi, sarebbe stato Gianluca Favara, 47 anni, imprenditore nel settore della distribuzione per alberghi e titolare di una lavanderia, già coinvolto nell’inchiesta “Meta” condotta contro le principali cosche di Reggio e in quella Mentore condotta dalla Dia di Milano nel 2012. L’uomo sarebbe riuscito anche ad intessere relazioni con i Lampada di Milano, contatti interrotti dopo le operazioni giudiziarie che li hanno colpiti. Grazie a i suoi contatti con settori dell’imprenditoria più o meno lecita, Favara riusciva ad individuare quegli operatori economici che nel periodo della crisi avevano difficoltà economiche e si faceva avanti per prestiti a tassi usurai. Quando le vittime non riuscivano a fare fronte ai debiti venivano intimiditi allo scopo di ottenere beni quali automobili o la sottoscrizione di preliminari di vendita di immobili. In un paio di casi, i componenti dell’organizzazione hanno anche aggredito le loro vittime.Il Ros ha anche scoperto una serie di intestazioni fittizie di beni riconducibili, in particolare, ai Condello ed ai Pesce che si erano attivati, rispettivamente, nel settore della distribuzione di slot machine e nelle imprese edili. L’inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Reggio Giuseppe Lombardo, titolare dell’indagine “Meta”, e dal pm dello stesso ufficio codelegato Alessandra Cerreti che coordina tutte le principali inchieste sui Pesce-Bellocco di Rosarno.

 

GLI ARRESTATI

Applicavano tassi ad usura del 20% mensile abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio. Era questo il modus operandi delle 17 persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros. Il provvedimento, emesso dal gip di Reggio su richiesta della Dda, prevede il carcere per Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardè 28). Sono stati posti ai domiciliari Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti (26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67). Le indagini del Ros, prosecuzione dell’inchiesta “Meta”, hanno evidenziato le sinergie criminali tra le cosche Condello e Imerti di Reggio e Pesce e Bellocco di Rosarno per la gestione delle risorse delle attività illecite, attraverso la creazione di un sistema creditizio parallelo a favore di imprenditori calabresi e lombardi. In questo contesto, secondo le indagini, la figura centrale era quella di Favara, indicato come il collettore degli interessi anche delle cosche reggine ed a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell’individuazione degli imprenditori in difficoltà. Tra coloro che erano incaricati di individuare le vittime c’era l’imprenditore Rappoccio, già arrestato assieme a Favara nell’operazione “Reggio Nord”, indagine che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, cugino del boss Pasquale “il Supremo”, arrestato nell’ottobre 2012 dopo 20 anni di latitanza. Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni fatte dalla Dia nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano nei confronti di tre arrestati. Il Ros e la Dia hanno accertato come un’articolazione territoriale dei Pesce-Bellocco sia stata in grado di attuare un lento e graduale processo di “aggressione” del patrimonio mobiliare e immobiliare dell’imprenditoria milanese, con estorsioni e usura, e come Favara e i suoi abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate in Lombardia sia ‘ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia appartenenti alla criminalità comune. (0050)
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