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IL PAPA IN CALABRIA | Il segnale di speranza di Bergoglio

CASSANO ALLO JONIO «Ora l’elicottero gira e puoi salutarlo». Così un papà esortava il figlioletto a scattare la foto al Papa in volo. Alle 17.50 il Santo Padre ha lasciato la Calabria, dopo che per…

Pubblicato il: 21/06/2014 – 18:21
IL PAPA IN CALABRIA | Il segnale di speranza di Bergoglio

CASSANO ALLO JONIO «Ora l’elicottero gira e puoi salutarlo». Così un papà esortava il figlioletto a scattare la foto al Papa in volo. Alle 17.50 il Santo Padre ha lasciato la Calabria, dopo che per 20 minuti è stato bloccato vicino alla scaletta da chi – tra autorità, forze dell’ordine, volontari e alcuni fedeli – ha avuto la fortuna di poterlo vedere più da vicino. Perché dopo tante ore di attesa, il forte caldo e la folla oceanica, c’è chi è rimasto deluso per non averlo «potuto toccare». Come Antonietta, di Corigliano, che oggi ha voluto festeggiare il compleanno assieme a Francesco: «È stato un evento eccezionale. Volevo, però, vederlo più da vicino anche se per motivi di sicurezza non è stato possibile. Mi è bastato, comunque, poterlo almeno sentire».

In tanti erano nella spianata di Sibari dalle prime ore della mattina per ascoltare il Pontefice, per poterlo vedere anche solo minuto, potergli stringere la mano. Giunti da tutta la Calabria e anche da altre regioni. Anna, ad esempio, è arrivata dalla Sicilia e dalle 9 ha atteso l’arrivo di Francesco seduta sulla sua sedia a rotelle: «Sono nella vostra regione da ieri sera e da stamattina sono qui ad attenderlo. Il caldo e la stanchezza non mi pesano perché è una gioia poterlo vedere. Mi trasmette tanta pace».
Prima che la Messa avesse inizio, il lavoro dei volontari è stato enorme per fare in modo che tutto si svolgesse nel massimo rispetto della sicurezza. Papa Francesco è atterrato verso le 15.30 e ha salutato i numerosi pellegrini facendo un giro sulla papamobile. Poi si è cambiato per celebrare la funzione religiosa, accolto anche da un corteo di sacerdoti. Molti assieme a lui sull’altare, tanti altri religiosi in prima fila con i disabili e gli ammalati. Perché Francesco voleva dare priorità a loro e così è stato. O almeno si è cercato in ogni modo di farlo.

 

LA MESSA E IL MONITO DI FRANCESCO
Don Nunzio Galantino, vescovo di Cassano e segretario della Cei, prima dell’inizio della liturgia ha ringraziato il Papa per essere venuto nella terra martoriata dalla ‘ndrangheta. Ha ricordato alcuni sacerdoti ammalati e ha spiegato che cosa significasse per tutta la Calabria e non solo per la sua diocesi, questa visita. Infine ha chiesto scusa a tutte quelle persone che lo hanno contattato perché volevano incontrare Francesco e alle quali non ha potuto dare una risposta positiva: «Ho conosciuto tante storie di sofferenza, che riguardavano in particolare bambini, e mi scuso con loro ma era impossibile soddisfare tutte le esigenze».
Appena Papa Francesco ha cominciato a dire Messa è stato accolto da un caloroso applauso. Ancora più forte quello che ha accompagnato la sua omelia quando ha pronunciato la parola ‘ndrangheta, che è «disprezzo del bene comune», quando ha ribadito con forza che i «mafiosi vanno scomunicati» perché «a loro va detto no». «E – ha aggiunto – per questo la Chiesa calabrese deve essere sostenuta. Voglio esprimere la mia vicinanza all’eparchia di Lungro, a tutti i sacerdoti, ai fedeli e alle autorità». Perché Bergoglio ha ribadito che politica e istituzioni devono essere aiutate nella loro difesa del bene comune. Un lavoro non facile per tutti ed ecco perché il Santo Padre ha voluto «incoraggiare tutti, soprattutto quelli che hanno bisogno di tenerezza». Parole intense e cariche di significato, ma anche forti e di rottura, come solo Papa Francesco sa fare. La sua omelia è stata chiara, concisa e diretta, affrontando per prima una delle principali piaghe che affligge la Calabria: la ‘ndrangheta. Tanti i sacerdoti, in prima fila, che hanno applaudito al monito del Papa. Un monito che arriva in una terra flagellata dalla criminalità organizzata e dove la ferocia non risparmia nemmeno i bambini. In questo territorio è stato ammazzato – in modo brutale – il piccolo Cocò Campolongo. Questa mattina Bergoglio ha incontrato nel carcere di Castrovillari le nonne del bimbo e ha salutato il papà, tutti detenuti nel penitenziario. Alle donne ha assicurato di pregare per Cocò.
Poi il suo messaggio durante l’omelia è stato rivolto ai giovani: «Voi non lasciatevi rubare la speranza. L’ho detto altre volte e voglio ripeterlo qui». E prima di lasciare l’altare ha voluto ringraziare la Calabria per la «candida accoglienza» e ha chiesto di pregare per lui. Così ha fatto anche con le forze dell’ordine che hanno accompagnato ogni suo spostamento. Per tutti ha avuto sguardi colmi di gratitudine e di speranza.
Mentre si svolgeva la celebrazione eucaristica, i volontari si affrettavano a distribuire bottigliette d’acqua. Ma il caldo non ha frenato l’entusiasmo. Fino alla fine a intonare cori e a sollevare cellulari e Ipad per immortalare Francesco.
Terminata la Messa, la spianata di Sibari si è svuotata in poco tempo perché tutti volevano raggiungere Francesco per poterlo «almeno toccare». E ognuno è tornato a casa con una «forza interiore». Come Anna, giovane ucraina che vive a Cassano da ben otto anni, e anche se dalle sue parole emerge un po’ di nostalgia per il suo Paese, è contenta che la Calabria le abbia regalato l’emozione di vedere il Papa: «È stata una giornata bellissima e non riesco ad esprimere quello che provo».

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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