È bufera sull’ex prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci. Tutta colpa delle sue esternazioni sulla diffusione delle sostanze stupefacenti tra i giovani di Perugia, città dove è prefetto. La tesi di Reppucci è che la tossicodipendenza inizia in famiglia, col mancato controllo dei genitori. Un modo per richiamare tutti, genitori compresi, alla massima attenzione sul tema, peccato, però, che nell’esposizione il prefetto di origini campane si sia lasciato prendere la mano. Prima ha contestato la differenziazione tra droghe leggere e pesanti che rischia di creare confusione nel giovane che viene così portato a ritenere che «la droga leggera è na strunzata, napoletanamente parlando». Poi, sostenendo che le forze dell’ordine non possono fare da «badanti, sostituirsi ai genitori», si è spinto forse troppo in là: «Il cancro è lì nelle famiglie, se la mamma non si accorge che suo figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidare». Il tutto ripreso dalle telecamere della tv locale Umbria24.
La reazione più dura a questa infelice frase è arrivata dal procuratore della Repubblica di Perugia, Antonella Duchini, che si è pubblicamente dissociata dalle parole di Reppucci. L’affermazione del prefetto, a parere del magistrato, «si connota per una ingiustificata discriminazione di genere. Le tematiche afferenti al consumo e alla cessione di sostanze stupefacenti, che indubbiamente investono anche il nostro territorio, sono complesse e riguardano sia l’aspetto della repressione (proprio delle forze dell’ordine e della magistratura) che quello della prevenzione attraverso politiche sociali rivolte alle famiglie, che non devono sentirsi isolate ma piuttosto supportate e coinvolte». Ma non è solo la droga, Reppucci sarebbe “scivolato” anche sul tema delle infiltrazioni mafiose in Umbria. «Sotto altro diverso profilo – si legge ancora nella nota del procuratore di Perugia -, quanto alle affermazioni del prefetto circa l’assenza di evidenze certe di infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio umbro, rilevo, quale procuratore della Distrettuale antimafia, che il fenomeno è attuale ed in corso da oltre un decennio, come risulta dalla relazione della Procura nazionale antimafia».
Da parte sua Reppucci, che a Catanzaro era rimasto per tre anni dal 2010 al 2013 e prima ancora era stato prefetto di Cosenza, ha tentato di stoppare le polemiche: «Bisogna andare oltre il senso delle parole, capire se vuole difendere e costruire o distruggere, io voglio costruire e il mio era solo un modo di dire di fare squadra tutti insieme. Dunque sono completamente d’accordo con quello che dice la dottoressa Antonella Duchini: lei non dice niente di diverso da quello che ho detto io e cioè che bisogna lavorare con prevenzione e repressione. Ho rivisto il mio intervento e ho sempre detto lavoriamo insieme, facciamo una guerra insieme». Sulla frase incriminata spiega: «Non ho detto che tutte le mamme sbagliano, ma qualche mamma si, non tutte le mamme si devono sentire chiamate in causa. Si deve capire il senso di un ragionamento. Ci sono famiglie perfette, famiglie attente e famiglie disattente. Non dobbiamo essere permissivi, si deve intervenire con fermezza e decisione, le famiglie sono diventate troppo permissive, prima invece erano troppo autoritarie, serve una responsabilizzazione maggiore da parte delle famiglie». Quanto alle infiltrazioni mafiose, il prefetto puntualizza dicendo di non aver mai detto che non ci sono. «Bisogna stare molto attenti, dopo due mesi dal mio arrivo ho spedito lettere a sindaci e Confcommercio in cui dicevo di stare attenti alle infiltrazioni, figuriamoci se io tendo a minimizzare su questo tema».
RENZI FURENTE. ALFANO: IMMEDIATI PROVVEDIMENTI
Il tentativo di rintuzzare da parte di Reppucci non sembra essere andato a buon fine. Il premier Matteo Renzi, infatti, avrebbe chiesto informazioni al ministro dell’Interno Angelino Alfano sulle dichiarazioni del prefetto di Perugia. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi, secondo cui il premier sarebbe furente per le parole del prefetto Reppucci, e pronto a chiedere interventi immediati nei suoi confronti. E dal Viminale non arrivano segnali rassicuranti: ”Ho sentito le dichiarazioni del prefetto di Perugia – ha spiegato il ministro -. Sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì nè altrove. Assumerò immediati provvedimenti”.
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