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Ammanco al Santuario, arrestato Cedolia

PAOLA Un mare di soldi. Enormi flussi di denaro che dalle casse del Santuario di Paola finivano su conti riconducibili a Massimiliano Cedolia, promotore finanziario rendese di 45 anni, che a sua vo…

Pubblicato il: 24/06/2014 – 7:07
Ammanco al Santuario, arrestato Cedolia

PAOLA Un mare di soldi. Enormi flussi di denaro che dalle casse del Santuario di Paola finivano su conti riconducibili a Massimiliano Cedolia, promotore finanziario rendese di 45 anni, che a sua volta li girava a suoi congiunti o conoscenti per poi – dopo essere stati “ripuliti” – essere riutilizzati a suo piacimento. Gli uomini della guardia di finanza di Paola – delegati assieme ai carabinieri di Paola dal procuratore capo di Paola Bruno Giordano e dalla sostituta Linda Gamassi – hanno ricostruito minuziosamente i vari passaggi che il denaro – destinato dai fedeli di mezzo mondo al Santuario di Paola per la celebrazione del V centenario della morte  del san Francesco – faceva. Soldi che, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, sarebbero serviti al Cedolia per soddisfare qualsiasi suo desiderio. Dall’acquisto di immobili, al pagamento di utenze fino all’acquisto di una grossa imbarcazione. E per ottenere questi vantaggi il promotore finanziario non avrebbe risparmiato di coinvolgere anche la moglie, il padre, la madre e la zia. Da qui la decisione del giudice delle indagini preliminari, Carmine De Rose, di disporre – su richiesta della Procura di Paola – l’arresto di Massimiliano Cedolia e il sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 2 milioni e 300mila euro. I reati ipotizzati dal procuratore capo, Giordano e dal sostituto, Gamassi nei confronti di Cedolia sono quelli di truffa aggravata, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale. Ma l’indagine  – partita nell’estate dello scorso anno in seguito alla denuncia dell’economo del Santuario, padre Franco Russo – ha portato all’incriminazione anche di altre dieci persone, oltre al responsabile della Mavi nautica di Diamante. Tutti accusati di aver consentito il riciclaggio dei denari illecitamente usurpati dal Cedolia.  

 

FIDUCIA MAL RIPOSTA
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti paolani, Massimiliano Cedolia avrebbe approfittato della fiducia concessa dai frati dell’ordine dei Minimi fin dal 2007, momento in cui lo stesso si era presentato come promotore finanziario incaricato dalla filiale Banca Nuova di Campora San Giovanni – dove i religiosi avevano acceso un conto dedicato agli oboli dei fedeli di San Francesco – per la gestione delle disponibilità tenute su questo conto. Attraverso artifici e raggiri lo stesso avrebbe poi convinto i frati a trasferire i fondi su un conto corrente on line della IW bank – gruppo Ubi – «con la prospettiva – si legge nell’ordinanza del gip – di una migliore gestione del denaro». Ma non solo, Cedolia sarebbe inoltre riuscito a farsi dare dai frati le credenziali del conto per poter accedere allo stesso e poi gestire in libertà i soldi del Santuario. Proprio grazie a questi accessi il promotore finanziario sarebbe riuscito a sottrarre 1.254.757,13 dalle casse dei frati minimi di Paola. Per aggirare i monaci, inoltre, avrebbe alterato i documenti contabili relativi al conto on line facendo figurare il trasferimento di ingenti somme – finite in mano a suoi congiunti o amici – come operazioni di investimento per l’acquisto di titoli azionari «in modo da indurre – scrive il gip – padre Francesco Russo, economo uscente del santuario di Paola, che riceveva dal Cedolia l’estratto conto artefatto per e-mail, a credere che le perdite fossero totalmente da ricondurre ad investimenti infruttuosi e non anche a condotte appropriative illecite e, da ultimo, di riciclaggio».

 

IL RUOLO DEI FAMILIARI E DEGLI AMICI
Ma un ruolo determinante l’avrebbero svolto i familiari del promotore finanziario rendese. Stando alle indagini, infatti, Maria Rosaria Punzo, Carmelina Preite, Adua Preite e Attilio Cedolia – rispettivamente moglie, zia, madre e padre del 45enne – avrebbero consentito di far transitare ingenti somme sui loro conti correnti per rendere difficoltoso il loro recupero, di ripulirli e poi finire nuovamente nella disponibilità dell’uomo. Un metodo adottato anche dagli amici di Cedolia come la famiglia Vidiri-Magurno di Diamante o Giancarlo Muselli.

 

I BENI SEQUESTRATI
Il blocco dei beni disposto dal gip riguarda 28 fabbricati, 8 terreni, 10 automezzi e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di 2 milioni e 340 mila euro. Si tratta di beni riconducibili alle undici persone e alla società finita nell’inchiesta della Procura di Paola e dislocati tra Cosenza, Diamante, Praia a Mare, Napoli e Milano.

 

Roberto De Santo

r.desanto@corrierecal.it

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