Una consumazione non offerta al bar e un apprezzamento greve nei confronti della moglie di Davide Giampà, arrestato nell’ambito delle operazioni antimafia “Medusa” e “Perseo” ma non imparentato con la cosca omonima. Sarebbe questo il motivo alla base del tentato omicidio di Salvatore Pulice, avvenuto nel quartiere Bella di Lamezia Terme nel 2012. Il particolare è emerso dalle indagini che, stamani, hanno portato i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro ad arrestare 12 persone, due delle quali ai domiciliari. L’inchiesta, partita dal ritrovamento di droga nel vano di una ruota di scorta (che ha dato il nome in codice all’operazione denominata “Spare tyre”), si è poi intrecciata con le due operazioni antimafia “Medusa” e “Perseo” condotte dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Giampà, ed ha permesso anche di scoprire un traffico di droga tra Lamezia e Reggio.
Nelle intenzioni del gruppo, secondo quanto riferito stamani nel corso di una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Domenico Prestinenzi, insieme al colonnello Ugo Cantoni, al maggiore Carlo Caci ed al capitano Fabio Vincelli, quello di andare ad occupare quegli spazi lasciati vuoti proprio dalle operazioni condotte dalla Dda. Prestinenzi ha anche reso noto che a una donna, lamentatasi per la presenza di alcuni cani che la disturbavano, Giampà (proprietario degli animali) fece saltare in aria l’auto con della dinamite.
A finire in carcere, insieme a Giampà e Pulice, anche Andrea Crapella, Cristian Greco, Pasquale Nicotera, Francesco Parisi, Giuseppe Parisi, Giuseppe Pulicicchio, Emanuele Strangis e Francesco Morello. Gli arresti domiciliari sono stati disposti, invece, per Pasquale Buffone e Filippo Santoro.
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