La classifica annuale del Sole 24 Ore, che si basa sugli indicatori di didattica e ricerca, boccia ancora una volta gli atenei calabresi. Nella graduatoria complessiva, ottenuta pesando i due indicatori al 50%, l’università Magna Graecia di Catanzaro si ferma al 40° posto, l’Unical al 46°, la Mediterranea di Reggio Calabria si posiziona al 52° (su 61). Come si spiega la debacle? Il quotidiano di Confindustria propone un paio di chiavi di lettura riferite al complesso degli atenei meridionali. Innanzitutto «l’emigrazione studentesca priva spesso le università degli studenti più motivati». E poi c’è la carenza di strutture, che «si spiega con un livello di tasse universitarie molto più basso della media e anche la ricerca fatica a farsi davvero strada».
È questo il tasto dolente: le accademie calabresi sembrano poco competitive nel panorama nazionale. Il capitolo della didattica è il più disastrato. La migliore, l’Unical , si trova addirittura al 54° posto, con Reggio Calabria al 58° e Catanzaro penultima. L’ateneo del capoluogo ottiene, invece, un onorevole 21° posto nel ranking della ricerca (terza nel Sud dopo Salerno e l’Orientale di Napoli), mentre Unical e Mediterranea si trovano appaiate al 44° posto.
Tra i parametri tenuti in conto ci sono anche la copertura effettiva delle borse di studio e il giudizio dei laureandi sul corso di laurea che stanno completando. Che, dunque, potrebbero aver “bocciato” le università calabresi. Di solito almeno l’Unical si rifà con la graduatoria di Repubblica e Censis, che tiene conto dei servizi offerti dagli atenei. Certo, il campanella d’allarme su didattica e ricerca deve far riflettere. (0020)
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