REGGIO CALABRIA Il fatto è particolarmente strano: il consiglio regionale si appresta ad approvare l’assestamento di bilancio senza il parere della relativa commissione di Palazzo Campanella. Un modus operandi del tutto inedito per la Regione. La manovra, infatti, non è mai approdata sul tavolo dell’organismo presieduto da Candeloro Imbalzano, così come previsto dalle procedure istituzionali. Ufficialmente, il motivo del balzo in avanti – il testo è stato varato dalla giunta e sarà approvato dal Consiglio senza altri “filtri” – è dovuto alla ristrettezza dei tempi tecnici a disposizione per il sì alla finanziaria. Ma i punti oscuri rimangono intatti, dato che lo stesso Imbalzano avrebbe sollecitato a più riprese il passaggio preventivo della manovra dalla commissione Bilancio. Posizione condivisa anche dal gruppo del Pd, che ha più volte chiesto di poter visionare il testo prima dell’approvazione definitiva in aula. Non andrà così, con l’inusuale iter che rischia di alimentare i dubbi che da settimane circondano una manovra di vitale importanza per le politiche regionali. L’approvazione della finanziaria inizialmente era prevista per il 3 giugno, giorno in cui si è formalmente chiusa la legislatura, in seguito alle dimissioni del governatore Scopelliti. L’assestamento è stato poi posticipato (prima al 15 giugno e infine alla seduta di oggi) a un Consiglio ad hoc, in quanto considerato come “atto indifferibile” in grado di giustificare una riunione straordinaria dell’assemblea.
LE MISURE In tutto la manovra movimenterà circa 113 milioni di euro. Somme che saranno così suddivise: 30 milioni per lo stanziamento della quota regionale destinata alla forestazione; 30 per il settore Trasporti; 28 per le spese di funzionamento del consiglio regionale; 13,5 per interventi nel settore agricolo (Arsac, Arcea, ex Arssa, ex Fondo sollievo, personale delle Comunità montane, promozione dei prodotti agroalimentari, libri genealogici); 5,5 per altre spese di personale; 6 di quota obbligatoria di cofinanziamento per il Fse 2007-2013. C’è poi un incremento degli stanziamenti degli altri settori di spesa che presentavano carenze di risorse nel bilancio di previsione.
SOLDI? TANTI, MA SOLO IN TEORIA L’avanzo di amministrazione della Regione che emerge dalla chiusura dei conti 2013 è imponente: 6,428 miliardi di euro. Peccato che il 91% di questi fondi non sia disponibile, poiché si tratta di economie con vincolo di destinazione. Risorse “bloccate” che ammontano a più di 5 miliardi di euro, che riguardano la sanità (36,3%, 2,3 miliardi), i programmi comunitari (34%, 2,16 miliardi) e i Fondi sviluppo e coesione (21%, 1,35 miliardi).
L’importo dei fondi perenti alla chiusura dell’esercizio 2013 è stato invece determinato in 685 milioni circa, di cui 340 di parte corrente e 345 in conto capitale. Ecco quindi che l’avanzo di amministrazione libero da vincoli rappresenta solo l’1,6% del totale dell’avanzo applicato al bilancio 2014.
TEMPI DURI ALL’ORIZZONTE Insomma, anche le risultanze dell’ultimo assestamento di bilancio rafforzano l’idea di una Calabria a rischio default. Una possibilità paventata pure dalla Ragioneria dello Stato al termine dell’ispezione negli uffici della Regione. La relazione stilata dagli tecnici inviati dal ministero non lascia dubbi di sorta: esiste ed è concreto il rischio dissesto a breve termine. Che può essere scongiurato solo con misure eccezionali, a partire dall’eliminazione «dal bilancio regionale di tutti quegli interventi sporadici e settoriali che nel corso del tempo sono stati finanziati in modo alluvionale».
«Appare evidente – scrivono gli ispettori – come la Regione non sia più in grado di finanziare interamente con risorse proprie il disavanzo residuo del settore sanitario», e se si tiene conto dei debiti fuori bilancio e delle entrate scritte nei conti ma mai riscosse «il risultato di amministrazione appare ampiamente negativo». E la manovra che sta per essere approvata conferma appieno tutte le criticità.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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