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L'alternativa democratica a una politica che cancella la dignità

Per i miei coetanei, ormai 50enni, alcune immagini fanno parte della memoria, quelle dei braccianti e delle braccianti agricole della piana di Gioia Tauro, di camion telonati che trasportavano donn…

Pubblicato il: 26/06/2014 – 14:42

Per i miei coetanei, ormai 50enni, alcune immagini fanno parte della memoria, quelle dei braccianti e delle braccianti agricole della piana di Gioia Tauro, di camion telonati che trasportavano donne, pochi uomini, e ragazze. Era il caporalato.
Da lì a poco il caporalato cominciava a essere combattuto, ma non è stato mai sconfitto. Dagli anni 60 ad oggi non vi sono cambiamenti sostanziali, c’è sempre più bisogno di lavoro, e si è pronti , ancora oggi, a qualsiasi forma di compromesso pur di poter assicurare almeno il pane alla propria famiglia.
Ci si ricorda dello sfruttamento dei lavoratori solo in casi eccezionali; quando si deve dimostrare interesse verso il popolo; quando ci si ricorda dei lavoratori sfruttati dell’Agropontino, dei raccoglitori di pomodori della Campania, della Puglia e della Calabria, o quando Rosarno si ribella e le sue strade diventano teatri mediatici di un’espressione di disagio.
Eppure di lavoro e per il lavoro si muore, non dobbiamo dimenticare i tanti lavoratori, braccianti agricoli e non della nostra regione, che sono deceduti in incidenti stradali e sui posti di lavoro.
Fa ancora notizia la morte; la morte del bracciante agricolo, se più di uno è meglio, che muore in un incidente stradale nel raggiungere il posto di lavoro.
Tra un po’ non si parlerà più neanche dei morti della Sa-Rc di ieri, perché le notizie vanno date e poi sfumate.
Ma intanto chi non c’è più lascia un vuoto difficilmente colmabile, chi rimane avrà le sue lacrime da ingoiare e i suoi anatemi da lanciare al vento.
Chi alimenta lo stato di bisogno farà in modo che ciò non cambi mai, che la richiesta di lavoro venga fatta sempre con molta umiltà da chi ha necessità. Chi sfrutta l’umiltà della richiesta crea una forma di potere difficilmente abbattibile.
Ci sarà sempre qualcuno che creerà illusioni di un lavoro facile e di guadagni altrettanto facili.
Non ci potrà mai essere cambiamento se non c’è voglia di contrastare il disagio costruito sulla disperazione di chi ha bisogno. Si deve cambiare questa classe dirigente che umilia le genti di Calabria e le priva della dignità.
La forza di un popolo sta nella difesa della dignità dell’essere umano, nel rispetto delle regole delle regole e delle leggi, nella tutela di una categoria che sotto forma di associazione tuteli dei diritti.
Più associazioni sono la voce del popolo e la loro confederazione può cambiare la politica del malaffare, della corruzione, dell’illegalità.
La confederazione delle associazioni sono il futuro della nostra regione.
La vera conclusione sta nelle parole ricordatemi da un amico d’infanzia: “quantu è amaru stu pani”.
Perché ciò non succeda più, perché il pane cambi sapore, perché si debbano e si possano avere delle Prospettive Future diverse, è necessario anzi fondamentale che le associazioni, i movimenti, chi vive il disagio quotidiano si proponga come alternativa democratica ad un sistema politico vetusto, fallito e fallimentare. (0070)

* Prospettive Future

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