LAMEZIA TERME «La strada la conoscete tutti, così come siete al corrente delle regole. Noi su un solo punto saremo intransigenti: il Pd calabrese deve rapidamente incamminarsi sulla strada del rinnovamento». Lorenzo Guerini non si stanca di ripeterlo ai colonnelli calabresi che gli chiedono conto. Anche negli ultimi giorni la processione al Nazareno è proseguita senza soluzione di continuità. A tutti il vice di Matteo Renzi ha assicurato che i vertici nazionali – e, quindi, anche il premier-segretario – non intendono ostacolare e ridurre gli spazi di autonomia del partito calabrese. E a chi continua a invocare un intervento diretto del leader, il suo plenipotenziario risponde che Matteo un nome potrebbe pure darlo ma a patto che sia ben accetto da tutti i capicorrente in Calabria. Operazione non semplice, per ovvi motivi.
Mario Oliverio e Demetrio Naccari Carlizzi non intendono fare passi indietro e, dopo avere ufficializzato la loro candidatura alle primarie, sperano di ottenere una consacrazione alla loro corsa verso Palazzo Alemanni nell’assemblea regionale del Pd in programma per lunedì all’Agroalimentare. In quello che nel corso degli anni è diventato il sancta sanctorum dei democrat calabresi si toccheranno con mano le reali intenzioni dei big, anche se c’è chi è pronto a giurare che non sarà quella giusta per arrivare a decisioni definitive. Se primarie saranno (per quelle regolate con legge sono stati stanziati 100mila euro mentre il termine per la presentazione delle candidature scade il 4 luglio), Roma potrà soltanto intervenire per far sì che l’area Renzi presenti un solo candidato e soprattutto per evitare che possa prevalere un esponente non espressione del cerchio magico del premier.
Attenzione alle subordinate, però. Mancano ancora tre giorni all’assemblea ed Ernesto Magorno sta lavorando alacremente per far saltare la candidatura di Oliverio. A Guerini e Luca Lotti, il segretario del Pd calabrese avrebbe prospettato questa situazione: considerato che in Calabria l’area Renzi non è quell’armata invincibile che tutti credono, si potrebbe tentare di mascherare le fratture interne rinunciando a un proprio candidato a favore di uno che alle ultime primarie ha votato Cuperlo.
Senza troppi giri di parole è a Massimo Canale che Magorno pensa. È un quarantenne, non ha avuto esperienze pregresse alla Regione e, dunque, incarnerebbe bene quel profilo di rinnovamento che tanto sta a cuore a Guerini e soci. Il diretto interessato per adesso resta a guardare a chi gli chiede conto continua a ripetere che lui «non intende ostacolare» Oliverio. Ma fino a che punto è sincero? Di certo c’è che una sua candidatura non dispiacerebbe al presidente del partito Matteo Orfini e nemmeno a Pippo Civati. Dunque, l’operazione Canale potrebbe compattare anche la sinistra dem che a Roma non si è omologata al credo renziano.
L’altra strada che Magorno (e con lui Guerini e Lotti) potrebbe percorrere è quella che porta ad Ernesto Carbone. Il deputato di origini cosentine è l’esponente calabrese del Pd più vicino a Matteo Renzi e dopo alcune titubanze avrebbe iniziato a cullare l’ambizione di guidare il centrosinistra in questa regione. Per Carbone vale lo stesso discorso fatto per Canale nel senso che a Roma è visto come un candidato in grado di assicurare rinnovamento e discontinuità rispetto al passato. Il fatto è che né Oliverio, né Naccari Carlizzi intendono fare passi indietro di fronte a ipotesi di questo tipo. Ma ci sono ancora tre giorni prima dell’assemblea di lunedì. E in politica 72 ore sono (quasi) un’eternità.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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