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Clan Bruzzese, tornano in libertà in cinque

REGGIO CALABRIA Sono tornati in libertà Giovanni Bruzzise, Vincenzo Bruzzise, Vincenzo Cambareri, Angela Carbone e Diego Rao condannati, dalla Corte di Assise di Palmi, con l’accusa di essere …

Pubblicato il: 27/06/2014 – 20:41
Clan Bruzzese, tornano in libertà in cinque

REGGIO CALABRIA Sono tornati in libertà Giovanni Bruzzise, Vincenzo Bruzzise, Vincenzo Cambareri, Angela Carbone e Diego Rao condannati, dalla Corte di Assise di Palmi, con l’accusa di essere affiliati alla cosca Bruzzise della ‘ndrangheta di Barritteri di Seminara. Il loro difensore, avvocato Antonino Napoli, aveva richiesto alla Corte di Assise di Palmi di dichiarare cessata la misura cautelare perché, dall’emissione del decreto che dispone il giudizio, era decorso il termine massimo di fase del primo grado. La Corte, non condividendo le tesi del difensore, aveva rigettato l’istanza ritenendo che il termine non era decorso poiché bisognava aggiungere anche quello relativo ai periodi in cui il processo era stato rinviato per l’astensione dei legali e quello di sospensione per la ricusazione che uno degli imputati, Domenico Gallico, aveva presentato nei confronti della Corte. Contro il rigetto dell’istanza, l’avvocato Napoli aveva proposto appello al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che lo aveva, a sua volta, rigettato ritenendo che al termine massimo di fase bisognava aggiungere gli ulteriori 6 mesi previsti dall’art. 303 del codice di procedura penale ed i periodi di sospensione per l’astensione delle difese dalle udienze per adesione ad agitazione di categoria. Il difensore dei Bruzzise, non condividendo le argomentazioni del Tribunale della Liberta’, ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che il termine massimo di due anni non poteva essere superato né con l’aggiunta dei 6 mesi né con l’aggiunta dei periodi di rinvio del processo per la partecipazione dei difensori all’astensione. Il penalista, inoltre, in virtù di alcune recenti sentenze, pronunciate dalla Cassazione a Sezioni Unite, ha sostenuto che «l’astensione dalle udienze, proclamata dalle associazioni di categoria, è un diritto, quindi, e non semplicemente un legittimo impedimento partecipativo, determinando, pertanto, una sostanziale modifica del precedente orientamento che non riteneva la predetta astensione assimilabile ad un legittimo impedimento». Gli imputati scarcerati potranno attendere adesso in stato di libertà l’esito del giudizio di appello che sarà celebrato davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria. (0090)

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