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Scopelliti continua a firmare gli atti della sanità

CATANZARO Scopelliti continua a guidare la sanità calabrese. Come se le dimissioni non ci fossero mai state. Come se la condanna arrivata dal Tribunale di Reggio Calabria fosse solo una fastidiosa …

Pubblicato il: 27/06/2014 – 13:16
Scopelliti continua a firmare gli atti della sanità

CATANZARO Scopelliti continua a guidare la sanità calabrese. Come se le dimissioni non ci fossero mai state. Come se la condanna arrivata dal Tribunale di Reggio Calabria fosse solo una fastidiosa suggestione. Scopelliti continua a firmare e gli atti recitano «decreto del presidente della giunta regionale (nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria)». Firma assieme ai dirigenti e a uno solo dei due subcommissari, quell’Andrea Urbani arrivato in Calabria dopo un passaggio nello staff dell’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini. Manca la sigla del generale Luciano Pezzi. Peppe, incurante, tira dritto per la sua strada e non rinuncia a decidere, rompendo l’impasse che aveva colpito il Piano di rientro dopo il suo addio a Palazzo Alemanni. Pure questo bisogna sottolineare: l’ultimo decreto firmato risale al 22 maggio scorso. Poi, dopo un mese e quattro giorni, l’ex governatore ha deciso di riprendere il proprio percorso nel campo della sanità. Lo ha fatto dopo che il dirigente del dipartimento Tutela della Salute ha chiesto un parere all’Avvocatura regionale sulla possibilità di continuare a firmare atti da parte dell’ex presidente. La risposta lo ha rimandato all’Avvocatura distrettuale di Stato ma non ne ha frenato gli slanci. Così, sono arrivati tre decreti nuovi di zecca. Si occupano, rispettivamente, della «realizzazione di interventi per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari», del trasferimento di sede di una struttura sanitaria privata, e della «riorganizzazione del Sistema trasfusionale regionale», argomento spinosissimo, specie dopo il caso di un decesso legato al sangue infetto nell’ospedale di Cosenza, quasi un anno fa. Le firme arrivano ma i dubbi restano: cosa succederebbe se – dopo le dimissioni – Scopelliti non avesse più titoli per intervenire sul Piano di rientro? Lo chiariranno eventuali ricorsi instaurati sui documenti approvati e su quelli che potrebbero arrivare nei prossimi giorni, almeno fino a quando il governo non nominerà un nuovo commissario. Chi ha già spiegato cosa intende fare è Gianfranco Scarpelli. Attraverso i suoi legali, il direttore generale dell’Asp di Cosenza ha diffidato l’Ufficio del commissario per l’attuazione del Piano di rientro «dall’adottare eventuali provvedimenti pregiudizievoli della posizione giuridica» del manager. Gli avvocati Guido Siciliano e Giovanni Spataro si riferiscono a «un eventuale provvedimento di decadenza dalla carica di direttore generale del dottor Scarpelli», che «non può che essere valutato e deciso dal commissario ad acta che sarà formalmente nominato dal ministero competente». Insomma, Scopelliti non pensi neppure a firmare la nomina di Alessandro Moretti come successore di Scarpelli, altrimenti voleranno stracci e carte bollate. Una posizione chiarissima. Ma i provvedimenti arrivati il 26 giugno sono altrettanto chiari: l’ex governatore non ci pensa proprio ad abdicare dal trono della sanità. Almeno fino a quando non deciderà il governo.  

 

PERCHÉ SCOPELLITI CONTINUA A FIRMARE?

Sul perché Scopelliti continui a firmare atti è giunta una nota da parte dell’ufficio stampa della giunta regionale. La nota spiega che «il dirigente generale del dipartimento Tutela della Salute ha ritenuto di formulare tale richiesta di parere all’Avvocatura Regionale in quanto una serie di decreti, alcuni dei quali soggetti a termini di scadenza, pur essendo stati istruiti dagli uffici, non erano stati portati a compimento poichè mancanti della firma del Commissario ad acta, al fine di non creare interruzione nell’azione amministrativa con evidente grave nocumento per la Regione». In questo parere, spiegano dall’ufficio stampa, l’Avvocatura «ritiene legittima la presenza del Commissario nella persona dell’ex Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti fino ad eventuali provvedimenti governativi», ma evidenzia che «ove necessario o ritenuto opportuno dal Commissario, l’organo di consulenza della struttura commissariale è, in ogni caso, l’Avvocatura dello Stato». La domanda, si sarebbe detto un tempo, sorge spontanea: perché non chiedere direttamente un parere all’Avvocatura dello Stato, visto che è l’organo di consulenza più adatto a trattare le questioni del Commissario? È come se l’Avvocatura regionale, pur dichiarandosi non competente, avesse scelto ugualmente di dare a Scopelliti il “permesso” di firmare. Una contraddizione in termini; non è l’unica, in questo confuso scorcio finale di legislatura.

 

COSA DICE ESATTAMENTE L’AVVOCATURA

Il parere integrale dell’Avvocatura aiuta a chiarire, almeno un po’, i termini della questione. Risale al 23 giugno e lo firma il dirigente Paolo Arillotta. Arillotta – di recente balzato agli onori delle cronache perché, secondo la Ragioneria dello Stato, l’incarico gli sarebbe stato attribuito senza che ne avesse i titoli – chiarisce che «il parere che segue ha carattere interlocutorio, sia perché sono ravvisabili funzioni concorrenti in capo all’Avvocatura dello Stato, sia perché non sono, allo stato, disponibili alcuni dati necessari alla risoluzione del caso». Poi, in qualche modo, conforta la richiesta del dg della sanità, Bruno Zito, e le intenzioni di Scopelliti: «Pare quindi di poter affermare che l’incarico di Commissario ad acta non sia strettamente connesso alla carica di presidente della Regione, potendo il Consiglio dei ministri scegliere anche tra “altri soggetti”, per cui la cessazione della carica conseguente alle dimissioni e la sospensione di diritto dalle funzioni di presidente della giunta regionale (…) non dovrebbe incidere sulla carica di Commissario ad acta». Una speranza per Scopelliti, sfumata qualche paragrafo dopo. La chiosa, almeno quella, è chiara: «In ogni caso, poiché il Commissario ad acta è organo ciò preposto dall’amministrazione governativa, si ritiene opportuno demandare la valutazione sul punto (…) alla competente Avvocatura distrettuale dello Stato, non foss’altro che perché nel caso di impugnazione degli atti amministrativi adottati dal Commissario ad acta nell’attuale fase, spetterebbe all’Avvocatura dello Stato ogni eventuale difesa». Tutto chiaro: per avere un parere più robusto e competente sarebbe meglio chiedere altrove. Per Scopelliti, però, vanno bene le flebili rassicurazioni di Arillotta. L’importante è restare ancorati al potere. Fosse anche solo per un altro giorno. (0020)

 

Pablo Petrasso

p.petrasso@corrierecal.it

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