VIBO VALENTIA Il testimone di giustizia Nello Ruello, il primo e anche uno dei più importanti nel vibonese, non potrà beneficiare più della «tutela su auto non protetta». Questa la decisione, che è stata comunicata senza motivazione, adottata dall’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del Ministero dell’Interno. Lo stesso organismo ha sostituto la misura con quella della «vigilanza generica radio collegata con sosta» nei pressi dell’abitazione e del negozio del fotografo vibonese, diventato testimone di giustizia dopo avere denunciato estorsioni ed usura subite ad opera di esponenti di primo piano del clan Lo Bianco-Barba. Accuse che hanno retto fino in Cassazione.
Nello Ruello è vicepresidente dell’associazione antimafia “Riferimenti” guidata da Adriana Musella ed è assistito dall’avvocato Giovanna Fronte. Quest’ultima si è subito attivata per capire i motivi della revoca della tutela, sostenendo che in questo modo l’incolumità del suo cliente «viene messa a serio rischio».
«In terra di ‘ndrangheta – ha commentato Ruello – accade di tutto. La verità è che, al di là delle belle parole, non c’è alcuna intenzione di incentivare la lotta alla criminalità organizzata. Io, testimone di giustizia che ho permesso con le mie denunzie di sgominare la cosca Lo Bianco-Barba, dominante a Vibo Valentia sono rimasto comunque qui a lavorare dando l’esempio di fiducia verso lo Stato. Adesso vengo lasciato senza protezione, mentre Giuseppe Scopelliti, condannato a sei anni, cammina con la scorta della Polizia di Stato. I testimoni di giustizia per lo Stato sono carne da macello usa e getta».
Ruello si dice «amareggiato, stanco e deluso da uno Stato che ho servito – afferma – e in cui ho creduto. Ritengo non sia questo il metodo migliore per convincere i cittadini ad avere fiducia nelle Istituzioni e a denunziare. Ora con il benestare dello Stato, il clan Lo Bianco si può vendicare grazie al Comitato per l’ordine e la sicurezza che si assume piena responsabilità se mi dovesse succedere qualcosa».
Il coordinamento nazionale antimafia Riferimenti, in una nota a firma del presidente, Adriana Musella, sottolinea «la precaria sicurezza dei testimoni di giustizia da parte di uno Stato che, dopo averli usati, li abbandona, consegnandoli ad un’ingiusta quanto pericolosa solitudine. È il caso – aggiunge – di Nello Ruello, l’ottico calabrese cui oggi viene revocata la misura di protezione in un territorio ad altissimo rischio come il vibonese. Evidentemente lo Stato tende a scoraggiare chi ha voglia di denunziare come ha fatto Ruello, che con la sua testimonianza ha permesso la condanna dei propri aguzzini».
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