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'Ndrine in Piemonte, 20 arresti e sequestri per 15 milioni

Questa mattina i carabinieri del Ros, sotto la direzione dell’antimafia torinese, hanno dato esecuzione a venti ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso tra Tor…

Pubblicato il: 01/07/2014 – 6:28
'Ndrine in Piemonte, 20 arresti e sequestri per 15 milioni

Questa mattina i carabinieri del Ros, sotto la direzione dell’antimafia torinese, hanno dato esecuzione a venti ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro, nell’ambito all’operazione “San Michele”, dal nome di uno dei santi venerati dalla ’ndrangheta. Sotto la lente degli investigatori – che hanno disposto disposto il sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro – appalti pubblici, traffico illecito di rifiuti, estorsioni e usura in un’attività criminale che avrebbe interessato la cosca “Greco” di San Mauro Marchesato (nel Crotonese). L’attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici. La ‘ndrina sgominata dai carabinieri aveva assoldato anche un investigatore privato per cercare di controllare le attività delle forze dell’ordine. L’uomo, Giovanni Ardis, di Beinasco, comune alle porte di Torino, è stato arrestato. Indagati a piede libero anche un vigile urbano in servizio presso la Procura di Torino e un carabiniere in servizio a Beinasco. I due erano in contatto con l’investigatore privato e sono indagati per rivelazione di segreti d’ufficio, con l’aggravante per il solo vigile urbano della finalità mafiosa. Il carabiniere non era infatti al corrente dei contatti tra l’investigatore privato e i malavitosi e gli forniva informazioni a titolo di amicizia. E c’è anche un noto imprenditore tra le persone indagate a piede libero nell’ambito dell’operazione. Si tratta del titolare di un’azienda che ha lavorato nel cantiere della Torino-Lione ed è accusato dello smaltimento illecito di rifiuti provenienti dalla cava di Giovanni Toro, che invece è stato arrestato. «L’imprenditore indagato – precisa il procuratore Ausiello – non c’entra nulla con l’organizzazione mafiosa smantellata e i rifiuti non provenivano dal cantiere della Torino-Lione».

 

GLI APPALTI DELLA TAV E LE RIUNIONI IN CALABRIA

Riunioni fra i boss della ‘ndrangheta in Calabria per capire, nel dicembre del 2011, come si potevano mettere le mani sugli appalti del Tav in Valle di Susa: le hanno documentate i carabinieri del Ros nell’inchiesta sfociata oggi in venti arresti. Gli investigatori, nelle carte dell’indagine, riassumono gli esiti di incontri svolti a Botricello (Catanzaro) e soprattutto Cirò Marina (Crotone) fra alcuni esponenti – uno dei quali individuato con il soprannome “’u bandito” – delle cosche torinesi e cirotane. Ma già nei mesi precedenti in Piemonte erano stati intercettati i segnali di quello che il gip Elisabetta Chinaglia, nell’ordine di custodia cautelare, ha definito il «fortissimo interesse della ‘ndrangheta all’acquisizione dei lavori per la realizzazione del Tav. Ce la mangiamo io e te questa torta dell’alta velocità» dice al telefono uno degli indagati nel maggio del 2011.

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