Torna in libertà il giudice Vincenzo Giglio, finito in manette per i suoi rapporti con la cosca Valle-Lampada. Accogliendo l’istanza di scarcerazione presentata dal suo legale, l’avvocato Francesco Albanese, i giudici milanesi hanno decretato la fine del regime di arresti domiciliari cui l’ex togato era sottoposto dall’aprile del 2013. Giglio, arrestato il 30 novembre del 2011 nell’ambito dell’operazione “Infinito” – che ha portato all’arresto di boss e gregari del clan Valle-Lampada –, e dopo aver rimediato una condanna a quattro anni e sette mesi in primo grado, è stato di recente condannato in Appello dal Tribunale di Milano a quattro anni e cinque mesi di reclusione.
L’ex giudice è finito nei guai per notizie riservate su indagini in corso che avrebbe fornito al consigliere regionale Franco Morelli – anche lui condannato in Appello, ma a 8 anni e 3 mesi – in cambio della nomina a commissario della Asl di Vibo Valentia della moglie, Alessandra Sarlo. Stando a quanto emerso dalle indagini come dalla lunga istruttoria dibattimentale, i due erano in rapporti con il boss Giulio Lampada, di recente condannato a 14 anni e 5 mesi di carcere. «Uomini ridotti alla condizione di ricattabilità e subalternità», si legge nell’ordinanza relativa a quell’inchiesta e firmata dal gip milanese Giuseppe Gennari, ma i cui servigi venivano ricompensati. Contanti, prebende, viaggi, soggiorni e favori che il clan elargiva in cambio di informazioni riservate, consulenze e coperture. Secondo gli elementi raccolti dalla Procura milanese erano assieme ad altri al servizio della cosca Valle-Lampada, clan radicati al Nord, ma nati e cresciuti ad Archi, periferia nord di Reggio Calabria e feudo storico del potente clan dei De Stefano-Condello.
a. c.
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