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Pd, le dimissioni di Magorno

«Non ci sono problemi. Altro che un passo indietro qui ci sono le mie dimissioni». Ernesto Magorno spariglia il tavolo e si dice pronto a lasciare la segreteria del Partito democratico a pochi mesi…

Pubblicato il: 04/07/2014 – 11:23
Pd, le dimissioni di Magorno

«Non ci sono problemi. Altro che un passo indietro qui ci sono le mie dimissioni». Ernesto Magorno spariglia il tavolo e si dice pronto a lasciare la segreteria del Partito democratico a pochi mesi dalla sua elezione.
Non vede alternative a tutela della sua azione politica ed a tutti ricorda che l’adesione a Renzi e la sua stessa candidatura a segretario regionale «non sono mai state figlie di una scommessa politica o di un calcolo personale ma la scelta di mettermi al servizio di un progetto di reale, profondo ed irreversibile cambiamento politico».
Oggi Magorno teme che questo impegno al cambiamento «reale, profondo e irreversibile», rischia di essere messo in crisi e non ci sta. Non intende, fa sapere a Roma, cedere il passo davanti a calcoli di natura elettoralistica e quindi al compromesso tra innovatori e conservatori, tra gente che ha un lungo passato e gente che invece vuole aprire il futuro a nuove energie e nuove personalità.
Insomma le cose avvenute nelle ultime ore pare abbiano messo a dura prova la pazienza di Ernesto Magorno che spiega: «Un conto è dialogare con tutti e restare aperti al contributo di tutti, altro conto è venire meno a quello che la base, i nostri giovani, gli imprenditori per bene, gli uomini che nelle istituzioni hanno resistito e resistono ci chiedono: non fateci trovare al tavolo gli stessi interlocutori di sempre».
Tradotto dal politichese, il sunto è non c’è, in questo, ragionamento di Magorno, nessuna considerazione personalistica e tantomeno un giudizio negativo nei confronti di candidature come quella di Mario Oliverio. C’è l’appesantimento che certe candidature, compresa quella di Mario Oliverio, portano agli occhi di chi ormai vuole che anche in Calabria si volti pagina come Renzi ha fatto nel resto del Paese. Insomma pare che più che Oliverio facciano discutere, e storcere il naso, gli accompagnatori di Oliverio.
Né le primarie sembrano uno strumento sufficiente a mettere al riparo da certi condizionamenti la scelta del candidato. Basta vedere cosa sta accadendo in queste ore a Reggio Calabria, con scambio di accuse tra i candidati circa il ruolo che nelle primarie per la scelta del candidato a sindaco potrebbero avere forze distanti mille miglia dal Partito democratico ma tuttavia interessate a condizionarne le scelte.
La compattezza del partito è sicuramente un valore da inseguire e perseguire, ma non a tutti i costi. Se il prezzo che si chiede di pagare per realizzare tale unità dovesse essere, come pare, il cedimento sul fronte del «cambiamento, reale, profondo e irreversibile» Magorno non è disposto a pagarlo, da qui la sua minaccia, ma in verità è molto più che una minaccia, di dimettersi dalla segreteria del Partito democratico calabrese. (0030)

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