REGGIO CALABRIA «La sanità calabrese continua a caratterizzarsi come terra dei paradossi e delle iniquità. Nella ripartizione della spesa sanitaria regionale vige ancora il criterio, certamente molto discutibile, della spesa storica, che prevede che chi ha sperperato di più negli anni scorsi può continuare a farlo perché avrà più soldi a disposizione rispetto agli altri territori che si aggraverà con il criterio dei tagli lineari». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione. «Basta guardare – prosegue Guccione – come è stata fatta la ripartizione del fondo sanitario nel 2013 alle Asp calabresi e ai tre ospedali hub di Cosenza, Reggio e Catanzaro. Analizzando i dati contenuti nel decreto 33/2014 sulla ripartizione del Fondo sanitario regionale, si evince chiaramente che la provincia di Cosenza, pur avendo il maggior numero di abitanti, riceve una quota di finanziamento pari a 1.466 euro pro capite contro i 1.534 di Crotone, i 1.518 di Reggio Calabria, 1.768 di Catanzaro e i 1.273 destinati a Vibo Valentia. I dati evidenziano una forte sperequazione nel riparto delle risorse che si traduce in meno servizi sanitari territoriali e ospedalieri. Un altro esempio: il decreto 18 stabilisce che per la spesa specialistica ambulatoriale pubblica e privata le prestazioni da erogare sono pari a 12 per ogni abitante e invece nella realtà le prestazioni medie per residente sono a Cosenza di 9,77, a Crotone di 12,57, a Catanzaro di 11,85, a Vibo di 7,83 a Reggio Calabria di 14. La disparità di trattamento tra le province è evidente tanto più se raffrontata con questo dato: a Cosenzanel 2013 sono state erogate 6.975,387 prestazioni ambulatoriali specialistiche a fronte di 734.281 abitanti; a Reggio Calabria a fronte di 550.323 abitanti sono state erogate 7.686,580 prestazioni specialistiche, circa un milione in più rispetto a Cosenza. Il rischio è che invece di correggere le penalizzazioni e le storture tra province e territori della nostra regione, questa disparità aumenti facendoci correre il rischio di avere non un unico sistema sanitario regionale ma cinque diversi sistemi sanitari provinciali». Per Guccione «l’ufficio del commissario ancora persiste nella politica dei tagli lineari che non fanno altro che penalizzare quei territori che negli anni passati non hanno gonfiato la spesa sanitaria. Tagliare il 20% delle prestazioni delle case di cura private in un territorio già penalizzato come quello di Cosenza avrà l’effetto di una severa riduzione e in alcuni casi della chiusura di questi presidi mentre in altri territori tali effetti devastanti saranno mitigati da un spesa che nel corso degli anni è rimasta sempre al di sopra rispetto ad altre province e addirittura gonfiata. Non è possibile fare tagli lineari a tetti di spesa territorialmente non omogenei e con forti disequilibri perché si andrebbero ad aggravare le già forti disparità e penalizzazioni. Se poi prendiamo in esame l’attivazione nella provincia di Cosenza di ulteriori 120 posti letto per acuti con lo stesso budget dell’anno precedente e con un ulteriore decurtazione dell’anno in corso, è evidente come molte case di cura rischiano seriamente la chiusura e anche un generale abbassamento della qualità nell’erogazione delle prestazioni sanitarie».
«È necessario che si introducano quegli elementi correttivi nel riparto delle risorse per la spesa sanitaria – conclude Guccione – in modo da uniformare le prestazioni sanitarie territoriali e ospedaliere pubbliche e private e per evitare che continuino a persistere disparità nella erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, che in alcuni territori non vengono proprio garantiti, e criticità nell’urgenza emergenza, nella prevenzione, nell’assistenza territoriale».(0050)