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Depurazione in Calabria, vertice a Palazzo Chigi

CATANZARO Una ricognizione delle risorse disponibili, delle opere da realizzare e dello stato dell’arte nella messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e delle criticità rilevate …

Pubblicato il: 09/07/2014 – 16:17
Depurazione in Calabria, vertice a Palazzo Chigi

CATANZARO Una ricognizione delle risorse disponibili, delle opere da realizzare e dello stato dell’arte nella messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e delle criticità rilevate nella depurazione delle acque in Calabria. Questi i temi affrontati oggi in una riunione tecnica che si è svolta a Roma a Palazzo Chigi, presso la sede della Struttura di missione della Presidenza del Consiglio contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. 

I lavori, che sono stati coordinati dal capo della struttura Erasmo D’Angelis e dal direttore Mauro Grassi a cui hanno partecipato anche la presidente facente funzioni della Regione, Antonella Stasi, i rappresentati dei ministeri, della Protezione civile nazionale e delle diverse strutture anche locali competenti nelle due materie, hanno fissato un monitoraggio, spiega il comunicato, delle criticità nella gestione delle due materie e una prima programmazione delle attività da realizzare e che a partire da settembre saranno inserite in una lista di priorità, così da indirizzare l’azione verso le situazioni che richiedono un intervento più urgente. 

«L’obiettivo – si legge in un comunicato della struttura di missione della Presidenza del Consiglio – è quello di avviare un monitoraggio continuo e completo dell’azione finalizzata alla mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico con la realizzazione di opere per la prevenzione. Com’è noto, infatti, il territorio della Calabria soffre di numerosissime criticità legate sia all’instabilità dei versanti a rischio frana, sia dalla complessa regimentazione delle acque fluviali, le famose “fiumare”. Sul fronte della depurazione delle acque si sono avviate le verifiche sulle difficoltà riscontrate nella realizzazione degli impianti che, solo una volta progettati e realizzati, consentiranno all’Italia con diversi step di ridurre le sanzioni attualmente previste dalla procedura d’infrazione che l’Unione Europea ha aperto per il mancato rispetto della normativa sul trattamento delle acque».

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