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Preiti: «Sono pentito, ma ero disperato»

Luigi Preiti, l’attentatore di Palazzo Chigi che il 28 aprile 2013 ridusse in fin di vita il brigadiere Giuseppe Giangrande, intervistato da Repubblica, ha dichiarato di essersi pentito e che il su…

Pubblicato il: 15/07/2014 – 11:01
Preiti: «Sono pentito, ma ero disperato»

Luigi Preiti, l’attentatore di Palazzo Chigi che il 28 aprile 2013 ridusse in fin di vita il brigadiere Giuseppe Giangrande, intervistato da Repubblica, ha dichiarato di essersi pentito e che il suo crudele gesto è nato dalla disperazione. «Sono pentito – ha detto il detenuto – ma ero disperato e oggi la gente è più disperata di quando ho sparato. Se finisci sul lastrico, e perdi anche gli affetti, puoi arrivare a compiere gesti estremi».
Nell’intervista esclusiva rilasciata a Repubblica, Preiti, originario di Rosarno, parla del suo stato d’animo all’epoca dell’attentato. Si ricorda che, durante l’insediamento di Letta al governo, oltre a colpire il brigadiere Giangrande, Preiti ferì un altro militare, Francesco Negri, per poi passare al tentativo di suicidio, quando oramai la sua beretta era scarica.
«Allora ero depresso – ha continuato –. La mia vita era un disastro: senza lavoro, senza soldi, non potevo vedere mio figlio. Oggi il peso di ciò che ho fatto e la pena che devo pagare mi opprimono la coscienza. E rendono buio il mio futuro».
Di conseguenza all’attentato, Preiti è stato condannato a 16 anni per tentato omicidio plurimo, porto abusivo di arma clandestina e ricettazione.
Oggi, ripensando al suo gesto, dice che si farebbe carico della sofferenza di Giangrande se potesse tornare indietro e cancellare quel 28 aprile del 2013.
Quando il cronista gli chiede se obbiettivo del suo attentato erano i politici, Preiti risponde: «Li volevo colpire anche se non sapevo bene in che modo. Non avevo un piano. I nomi? Berlusconi, Bersani e Monti. Ognuno aveva delle colpe…», spiegando inoltre di avere agito da solo senza essere stato guidato da nessuno, solo dalla forza della disperazione.
Preiti ha dichiarato anche che all’epoca dei fatti era solito assumere sostante stupefacenti quale la cocaina. «Avevo tirato cocaina due giorni prima di partire per Roma. Nell’ultimo mese – ha continuato – ne avevo assunte diverse dosi. Pur non avendone mai fatto uso prima. Mi faceva stare un po’ meglio. Poi ripiombavo in uno stato depressivo ancora più forte. Quando riuscivo a fare la giornata in cantiere e mi pagavano, compravo piccole dosi».
Riguardo il suo punto di vista sulla politica italiana, Preiti ha concluso dicendo che «senza l’appoggio dei politici non esisterebbe nessuna lobby di potere. Le banche, la grande industria, le speculazioni finanziarie, la mafia moderna. Galan e Scajola insegnano, solo per citare i casi più recenti».

 

Bruno Greco

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