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De Raho: «I calabresi stanno cambiando»

REGGIO CALABRIA Qualcosa, in Calabria, sta finalmente cambiando. E Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, ha voluto ribadirlo dal palco di Tabularasa. «È poco pi…

Pubblicato il: 16/07/2014 – 10:12
De Raho: «I calabresi stanno cambiando»

REGGIO CALABRIA Qualcosa, in Calabria, sta finalmente cambiando. E Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, ha voluto ribadirlo dal palco di Tabularasa. «È poco più di un anno che sono in questa città – ha affermato il magistrato – e durante questo periodo ho apprezzato i calabresi che hanno dimostrato di voler cambiare. Questa terra è colma di gente per bene e di uomini di talento, è giunto il momento di renderli protagonisti».
«Ultimamente – ha continuato il procuratore – qualcuno ha voluto trasmettere un messaggio che si discosta totalmente dalla realtà, cioè che il mio operato, e quello delle persone che lavorano con me, è rivolto contro i calabresi. Non esiste cosa più falsa. La procura distrettuale, e tutte le forze dell’ordine, lavorano per contrastare ogni forma di criminalità».
Il tema è generale, ma è chiaro il riferimento all’episodio rimbalzato su tutti i media nazionali dell’inchino della Madonna delle Grazie fatto nei confronti di un presunto capocosca ad Oppido Mamertina.
«Le persone – ha puntualizzato Federico Cafiero De Raho – che hanno interesse a trasmettere il messaggio che gli uomini dello Stato e alcuni giornalisti operano contro i calabresi, sono a favore della ‘ndrangheta. Lo si deve dire a chiare lettere. Il gesto poi nello specifico di far inchinare la statua che rappresenta i valori cristiani al potere mafioso trasforma un rito religioso in un rito pagano con un’aggressività disumana».
«Per i mafiosi – ha continuano il capo della Dda reggina – la religione è uno strumento. Nei riti dell’affiliazione troviamo San Michele Arcangelo, nella gerarchia interna rintracciamo la Santa, il Vangelo; la criminalità organizzata strumentalizza la religione per interessi propri. Tutto ciò che c’è di buono nella società viene trafugato dalla ‘ndrangheta per sfruttarlo a proprio piacimento e assoggettare i cittadini. Il capocosca si sente al di sopra di tutti, si pone agli occhi della gente come un dio perché è sostenuto da molti. Se il cittadino capisse che il posto di lavoro ottenuto grazie all'”aiuto” della criminalità consolida lo stallo dello sviluppo, cancella il merito e limita la libertà personale, riusciremo a vincere».
Il procuratore De Raho oggi individua comunque il seme del cambiamento che giorno dopo giorno sta crescendo. «Quello che positivamente noto però – ha sottolineato – è che sono sempre di più le persone che non sopportano il disvalore, non sopportano più i soprusi e l’arroganza. Questo sentimento lo rintraccio soprattutto nei giovani e sono convinto che con il loro ottimismo le cose a breve cambieranno radicalmente. Le nuove generazioni calabresi sono affascinate da figure come Paolo Borsellino o don Giuseppe Diana, stanno seguendo nelle scuole percorsi di legalità che trasmettono consapevolezza. Capiscono il reale valore del rispetto delle regole e del diritto in senso lato, sanno che è più importante possedere la piena libertà individuale che il motorino alla moda. Il futuro di questa città è fatto di persone che non accettano più l’illegalità. Sono convinto che i tempi sono maturi per un radicale cambiamento, prova ne è stata la notizia di Oppido. Se la notizia è emersa solo oggi nel 2014, è dovuto al fatto che solo oggi la gente si sente sicura di gridare che è stanca di assistere a scene di questo tipo, è stanca di continuare a sopportare. La confusione successiva è stata costruita ad arte».
«L’aspetto più positivo – ha concluso De Raho – è che se ne parli. L’operato della magistratura e delle forze dell’ordine sta intaccando l’omertà dilagante, questo elemento insieme alle azioni di prevenzione e repressione porteranno grandi risultati. Col tempo ci sarà sempre più fiducia nello Stato e avremo la forza di spostarci tutti dalla parte giusta e uniti vinceremo sulla ‘ndrangheta». (0020)

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