Chissa cosa altro si è inventato il presidente del clandestino e illegittimo consiglio regionale, Francesco Talarico, che ha convocato per dopodomani, alle 11.30 a Reggio Calabria, una conferenza stampa.
Secondo la convocazione diramata dall’Ufficio stampa di Palazzo Campanella, «l’incontro con i giornalisti verterà sui temi della riforma dello Statuto regionale e della nuova legge elettorale, anche alla luce delle osservazioni mosse dal governo, ma in generale anche sulla fase istituzionale che si è aperta in Calabria all’indomani delle dimissioni del presidente della giunta, Giuseppe Scopelliti».
Ci spiegherà, Talarico, che finalmente anche noi poveri calabresi potremo esercitare il diritto al voto per rinnovare il consiglio regionale? Ci spiegherà le ragioni per le quali i nostri connazionali che hanno la fortuna di risiedere in Piemonte e in Abruzzo lo hanno già potuto fare da mesi? Arrossirà e chiederà perdono davanti alla notizia certa che in Emilia Romagna il governatore Errani si è dimesso, pur non essendo tenuto a farlo, da meno di una settimana e lì non ci sono state “pastette” di sorta ma si è andati dritti alla convocazione dei comizi elettorali?
O, molto più coerentemente con la linea dell’illegalità diffusa che la sua presidenza ha sempre mantenuto, tenterà di spiegarci che manca la legge elettorale perché un fine democratico come lui non aveva idea del fatto che uno sbarramento al 15% viola, calpesta, deride e violenta la nostra Carta costituzionale che, al contrario garantisce le minoranze? Le garantisce anche troppo se si pensa a quello che ha combinato Casini in questo Paese, referente politico di Talarico, con le sue percentuali da prefisso telefonico.
Quello che invece possiamo sottolineare già da subito è l’essere riuscito, il sempre più piccolo scrivano lametino, a infilare anche nelle quattro righe di comunicato che convoca la conferenza stampa, una monumentale impudenza: ci parlerà della «fase istituzionale che si è aperta in Calabria all’indomani delle dimissioni del presidente della giunta, Giuseppe Scopelliti». Che tempismo: Scopelliti è stato condannato il 27 marzo, ha annunciato le sue dimissioni il 28, le ha presentate il 29 aprile, è stato trombato alle elezioni europee il 16 maggio e noi dobbiamo attendere il 18 luglio per avere notizia di una “fase istituzionale” che nelle democrazie agibili non doveva neanche esistere perché doveva cedere il passo alla “fase elettorale”.
Ovviamente, Talarico sa di giocare a una porta e senza nessuno che gli crei imbarazzo né dentro l’Ufficio di presidenza (dove le cosiddette opposizioni hanno due rappresentanti) né in Consiglio. E qui apriamo la spinosa pagina dei bizantinismi del gruppo regionale del Pd, a costo di prenderci un’altra letterina a firma Principe, Scalzo, Naccari Carlizzi. Davanti a queste nuove e sempre più gravi impudenze, i nostri eroi della cosiddetta “opposizione” pensano davvero di potersela cavare con qualche voto di astensione, con qualche intervento per onore di verbale, con qualche allontanamento dall’aula?
Vale anche in politica quello che vale nella società civile: esistono i peccati di omissione e davanti a questo scempio della legalità che il duo Talarico-Stasi va compiendo quotidianamente (vedi la nomina del presidente di Fincalabra) di omissioni i cosiddetti consiglieri di “opposizione” ne hanno commesse tantissime, troppe.
Al punto che ormai fanno bene a continuare a omettere perché per loro, davvero, tutto è perduto. (0020)
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