CATANZARO Il deputato del Pd Ernesto Magorno, è scritto in una nota, ha presentato una interrogazione
parlamentare al ministro dell’Interno, riguardo a quanto accaduto nel corso della cerimonia nuziale del consigliere comunale e capo ultras Andrea Amendola, tenutasi nello stadio comunale Nicola Ceravolo di Catanzaro.
«Durante la cerimonia, come ampiamente documentato dagli organi di informazione – afferma Magorno – lo stesso Andrea Amendola avrebbe intonato, in gruppo, un coro oltraggioso contro “le divise blu”, con evidente riferimento al colore dell’uniforme indossata proprio dagli agenti della Polizia di Stato. Si apprende che, nel regolamento comunale, non sarebbe previsto l’uso dello stadio per i matrimoni e che la concessione del Ceravolo per la cerimonia nuziale in questione non sarebbe passata attraverso alcuna delibera comunale né altro atto formale. La Digos, nei giorni scorsi, avrebbe fatto visita agli uffici del Comune di Catanzaro acquisendo, secondo le ricostruzioni, il parere di concessione dello stadio per tre anni, rilasciato dalla precedente giunta, la richiesta del consigliere-sposo Andrea Amendola e la risposta della società».
«È intollerabile – prosegue il deputato del Pd – che le riprese video che immortalano il coro contro la Polizia di Stato siano passate inosservate all’attenzione dei politici locali visto, tra l’altro, che alla cerimonia nuziale erano presenti alcuni amministratori, tra i quali anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo e il commissario straordinario della Provincia, Wanda Ferro. Episodi di questo genere offendono non solo le forze dell’ordine ma anche i cittadini onesti e perbene di Catanzaro e dell’intera Calabria che sentono forte il senso dello Stato, delle Istituzioni e della convivenza democratica e civile».
Magorno, quindi, chiede «se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto; se e quali iniziative, nell’ambito delle proprie competenze, il ministro intenda attivare per accertare quanto accaduto e conseguentemente intervenire per condannare e evitare che si ripetano siffatti comportamenti, eticamente discutibili e screditanti, sia per la classe dirigente e politica che per la comunità calabrese, nonché per tutelare l’immagine e la dignità delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine che si spendono quotidianamente per garantire sicurezza e legalità». (0020)
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