COSENZA A un passo dal riconoscimento ufficiale di una verità da tempo nota a tutti. Domani il tribunale di Paola potrebbe dare all’Istituto superiore per la protezione e la tutela ambientale l’incarico di caratterizzare la tipologia di inquinamento nel sito della Marlane. L’Ispra è l’ente che ha compiuto le perizie all’Ilva di Taranto, a Crotone e in altre decine di aree contaminate da scarichi industriali e rappresenta l’intervento diretto del Ministero in una storia lunga decenni che ha visto molte morti per patologie tumorali tra gli ex lavoratori dell’ormai dismesso stabilimento praiese della Marzotto. Di qui la comprensibile soddisfazione del sindaco di Praia, Antonio Praticò, dei legali dello studio Monci, che hanno rappresentato il comune di Praia nella difficile causa e del Pd che ha politicamente sostenuto la dura battaglia. Carlo Guccione rivendica per il proprio partito l’aver sostenuto la comunità praiese e spiega le molte e pesanti pressioni che si sono registrate affinché non si giungesse alla verità sulla Marlane. Oggi la lettera del sindaco rivolta al ministero per includere Praia tra i siti inquinati è stata accolta e il passo successivo sarà quello di procedere a una efficace bonifica dell’intera area, «che deve essere restituita alla comunità».
Ugualmente soddisfatto il sindaco Praticò, che ha rammentato quanto ancora sia viva e drammatica l’eredità della Marlane, in termini di morti e sofferenze, oltre che di danno propriamente ambientale, con un’ampia porzione di territorio che deve essere bonificata. E questo obiettivo è stato la sua battaglia, anche contro quanti si sono opposti al disvelamento della verità, con la scusa che annunciare pubblicamente che l’area attorno alla Marlane è contaminata avrebbe azzoppato lo sviluppo turistico dell’intero territorio. Un’argomentazione che si scontra con la necessità di dare risposte autentiche alle molte morti che a distanza di anni ancora si registrano a Praia e non solo tra gli ex lavoratori. Intanto la condizione di disastro ambientale è stata certificata dalla perizia predisposta dal tribunale di Paola e firmata da illustri accademici.
Vi si legge della presenza massiccia di composti chimici di altissima pericolosità come il Cromo VI e III, l’amianto ma soprattutto di un colorante sconosciuto scientificamente, che presumibilmente la Marzotto non aveva registrato per impedire alla concorrenza di copiarlo. Questo colorante risulta molto presente nel sito e assolutamente cancerogeno. L’avvocato Amalia Monci oggi può rivendicare i risultati che dovrebbero portare a breve alla bonifica dell’intera area da parte della Marzotto stessa. «Avevamo chiesto di condurre perizie anche scavando, perché sappiamo dai racconti raccolti che molti operai hanno interrato sostanze nocive nel terreno e spesso a poche decine di metri dalla spiaggia, tuttavia il tribunale non ha dato il permesso, producendo comunque una perizia che accerta la condizione di disastro ambientale. Per questo la Marzotto sarà chiamata alle proprie responsabilità». (0050)
Michele Giacomantonio
m.giacomantonio@corrierecal.it
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