REGGIO CALABRIA È partito il corteo del Calabria Pride reggino. Tantissimi i partecipanti, secondo quanto riferito dall’Arcigay calabrese e dalle altre associazioni che non si occupano precipuamente di tematiche Lgbt, ma hanno voluto essere presenti dell’iniziativa, fra cui Libera, la collettiva AutonoMia, la Croce Rossa, la Lidu (Lega internazionale diritti dell’uomo).
Un appello cui in tanti hanno risposto, sia in qualità singoli, sia come militanti delle più diverse realtà associative, anche di partiti e sindacati. In piazza ci sono gli studenti organizzati sotto le bandiere della Rds, i militanti di Rifondazione, i sindacalisti del Sul, della Cgil e della Cisl, ma soprattutto molti cittadini che hanno voluto essere presenti a quella che i più definiscono «una giornata di libertà, necessaria per rivendicare il diritto di tutti a esistere». Fra bandiere della pace, palloncini, striscioni, è un fiume colorato di giovani (e non solo) quello che sta rompendo il conformismo del sabato pomeriggio reggino.
Assenti i nomi noti della politica regionale, l’ex governatore Giuseppe Scopelliti in primis, che nei giorni roventi della polemica si era lasciato scappare una dichiarazione infelice nel corso di un’intervista: «Noi non vogliamo uomini che sono innamorati di altri uomini. A noi piace l’idea di mettere in campo uomini che siano innamorati di donne, che amino il rapporto di coppia e che individuano nel rapporto di un matrimonio un uomo e una donna». Lo stesso aveva assicurato il massimo sostegno della Regione all’iniziativa, lasciando intendere che anche personalmente ci avrebbe messo la faccia. Sulla questione glissando da Arcigay «non l’aveva mai detto ufficialmente», i cui militanti promettono però battaglia e costante attenzione sulle promesse fatte ormai qualche mese fa dai massimi vertici della politica locale. «Ma sono questioni di cui ci occuperemo in seguito – hanno affermato – siamo di fronte a un evento straordinario».
«Questo pride – ha detto il presidente reggino dell’Arcigay Lucio Dattola – vuole parlare alle persone, non alle istituzioni, vuole dire a tutti di realizzare il proprio pride nella vita, di essere liberi di quel che si è, orgogliosi di quel che si è».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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