«Nel Cara (Centro d’accoglienza per richiedenti asilo) di Crotone, il più grande d’Europa, gli ospiti vivono in condizioni poco umane, viste le temperature di questi giorni e visto il protrarsi del sovraffollamento in una struttura concepita per 600 migranti che in questo periodo ha oltre 1800 ospiti». È quanto afferma, in una nota, Giovanni Manoccio, delegato dai sindaci e dagli enti gestori dei progetti Sprar della Calabria.
«La cosa più grave – annuncia – è che nonostante in Calabria siano stati finanziati dal 1 febbraio del 2014 più di 50 progetti del circuito Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) facente capo al ministero degli Interni, con una media di oltre 30 posti tra gli ordinari e aggiuntivi, in questo momento è più facile trasferire migranti dal resto dell’Italia alla Calabria che dal Cara di Crotone a paesi che distano pochi chilometri dal Sant’Anna. Il risultato è che i progetti, regolarmente pagati non hanno ospiti, mentre il Cara è sovraffollato per cui basterebbe regolarizzare i trasferimenti ai progetti per svuotare il Sant’Anna. Non capisco il perché di questi colpevoli ritardi, non capisco il perché la gente venga tenuta in condizioni precarie quando Comuni titolari dei progetti, associazioni e Cooperative gestori dei progetti rimangono alla finestra in attesa che i dipendenti della Misericordia che gestisce il campo di Crotone si affrettino a dare dignità agli ospiti, trasferendoli in strutture adatte alla seconda accoglienza. Forse aspettano la prossima rivolta? Non contenti che le cronache recenti sono piene di articoli che parlano in modo non proprio positivo della gestione del Cara di Crotone. Nel mese di maggio in visita alla struttura con una delegazione di parlamentari del Pd, ci siamo resi conto della problematicità del sovraffollamento. Mi pare che la direzione sia insensibile alle lamentele perciò nei giorni prossimi proporrò, ai deputati calabresi, un’interrogazione parlamentare rivolta al ministero dell’Interno per denunciare questi inammissibili ritardi».
IL SINDACO DI CERZETO: DIRITTI NEGATI «È una denuncia di diritti negati e di libertà, quella fatta dall’ex sindaco e attuale coordinatore dei progetti Sprar della Calabria, Giovanni Manoccio. Anche nel Comune di Cerzeto, dove opera l’associazione “Don V. Matrangolo” che è l’ente gestore del progetto finanziato dal ministero degli Interni, su 30 posti assegnati solo una famiglia di afghani è stata sistemata negli appartamenti scelti dall’amministrazione per il progetto d’accoglienza». A dirlo è il sindaco di Cerzeto, Giuseppe Rizzo.
«Mentre nel Cara di Crotone – aggiunge Rizzo – i migranti sono ammassati in un luogo che assomiglia sempre più a un carcere, i nostri appartamenti rimangono vuoti. Il Servizio centrale di Roma che destina, ai progetti, i richiedenti asilo, ha comunicato da circa 15 giorni la lista al Cara di Crotone per i comuni di Cerzeto, San Sosti e Cerchiara. I responsabili del Cara di Crotone non si sono mai degnati di prendere contatto con l’associazione che gestisce i progetti medesimi. Vi è una gestione approssimativa e poco professionale, che mira a mantenere i migranti a Crotone, con tutte le conseguenze del caso, vedi rivolte degli ultimi anni. Chiedo un intervento sollecito degli organi preposti e della Prefettura di Crotone affinché i trasferimenti avvengano con rapidità, non è possibile che i nostri operatori, siano regolarmente pagati e messi nella condizione poco onorevole di non poter dare servizi a gente che fugge dagli inferni descritti in questi giorni sia dalle riprese televisive sia dagli articoli di giornale. Spero che s’intervenga presto e si ricerchino le colpe di questi omissivi ritardi. Esprimo solidarietà all’ex sindaco di Acquaformosa Giovanni Manoccio, che ancora una volta si distingue per la sua vicinanza a questo mondo di sofferenza». (0050)
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