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Al via “Parliamone”, cineforum itinerante contro la criminalità organizzata

LAMEZIA TERME È la legalità il leit-motiv da cui prenderà il via la seconda tappa del cineforum itinerante “Parliamone”, organizzato dall’associazione “Risveglio ideale”, che si terrà domani 25 lug…

Pubblicato il: 24/07/2014 – 15:13
Al via “Parliamone”, cineforum itinerante contro la criminalità organizzata

LAMEZIA TERME È la legalità il leit-motiv da cui prenderà il via la seconda tappa del cineforum itinerante “Parliamone”, organizzato dall’associazione “Risveglio ideale”, che si terrà domani 25 luglio alle ore 20 in piazza Italia a Sant’Eufemia di Lamezia. Un titolo emblematico, quello dell’evento, che rimanda direttamente alla frase pronunciata da un vero alfiere della legalità come Paolo Borsellino: «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene».
Un imperativo categorico cui risponderà la piazza lametina, che ha in programma, dopo la proiezione del riuscito “La mafia uccide solo d’estate” di Pif, un dibattito che mira a coinvolgere il pubblico presente. Vi interverranno Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo e promotore del “Movimento delle agende rosse”, Angela Napoli, consulente della commissione parlamentare Antimafia e presidente di “Risveglio ideale”, Giorgio Lo Feudo, docente di Filosofia del linguaggio e Semiotica del testo all’Università della Calabria, e Luciano Regolo, direttore de “L’Ora siamo noi”. Moderatore, il direttore del “Corriere della Calabria” Paolo Pollichieni.
Tanti gli spunti di riflessione da cui partire, come la stagione sanguinosa della Palermo degli anni 80 o l’attività criminale di Cosa nostra di cui narra proprio il film di cui è prevista la proiezione. La “commedia drammatica” si sofferma infatti sui sui ricordi di Arturo, giovane giornalista che narra in maniera del tutto originale i fatti di mafia che hanno punteggiato la sua vita fin dall’infanzia, ed esplosi nella sanguinosa stagione stragista.
«La sua – spiegano i promotori dell’evento – è una storia scomoda, perché chiama in causa responsabilità collettive che costringono a interrogarsi sull’identità culturale del Paese, sul suo passato e sul suo futuro, rappresentando la mafia senza indulgenze celebrative. Scegliendo come protagonista un ragazzino che coltiva sogni e speranze, e che imparerà a sottrarsi alle regole della criminalità, il film ci ricorda che ci si può ribellare alla mafia sentendosi erede e portatore di quei valori sani per cui i veri eroi hanno combattuto sacrificando la propria vita. Il dibattito – concludono – si concentrerà proprio sulla possibilità che ciò possa realizzarsi».

 Zaira Bartucca

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