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Licenziamento «illegittimo», reintegrata Rossana Caccavo

«L’arroganza del licenziamento, con la scusa del matrimonio ma di fatto come ritorsione per l’avvenuta elezione a fiduciaria sindacale di una giornalista televisiva di un’emittente calabrese, Esper…

Pubblicato il: 24/07/2014 – 11:13
Licenziamento «illegittimo», reintegrata Rossana Caccavo

«L’arroganza del licenziamento, con la scusa del matrimonio ma di fatto come ritorsione per l’avvenuta elezione a fiduciaria sindacale di una giornalista televisiva di un’emittente calabrese, Esperia tv (denunciata con forza dal Sindacato dei giornalisti calabresi) è a tutti gli effetti un atto di illegittimità grave, di ingiustizia sanzionata da un tribunale della Repubblica». È il commento del sindacato dei giornalisti (Federazione nazionale della stampa italiana-Fnsi) alla notizia del reintegro sul posto di lavoro della giornalista Rossana Caccavo, fiduciario di redazione dell’emittente televisiva Esperia tv, licenziata in tronco «con effetto immediato», il 13 aprile 2013, dall’amministratore unico Fabiola Marrelli, nipote del presidente del Gruppo e socio di maggioranza, Massimo Marrelli, marito dell’attuale presidente facente funzioni della giunta regionale della Calabria, Antonella Stasi. L’azienda è stata condannata anche al risarcimento dei danni e al pagamento di stipendi e oneri sociali arretrati. È stata riconosciuta la nullità piena del licenziamento per quelle che il sindacato dei giornalisti calabresi definisce «incredibili motivazioni», che aveva impugnato assistendo con il proprio avvocato, Maria Grazia Mammì, la collega Caccavo». «È davvero incredibile che nel XXI secolo – osserva il segretario della Fnsi, Franco Siddi – ci siano comportamenti come quelli assurdi di violenza civile senza pari adottati contro la Caccavo da Esperia tv. L’atto di giustizia compiuto dalla magistratura evidenzia quanto gravi e pericolose siano le pratiche di gestione di settori dell’informazione fuori dalle regole della civiltà del lavoro e della stessa legalità costituzionale. La sentenza valga, dunque, come monito per quegli imprenditori arroganti che pensano di poter disporre a proprio piacimento dell’informazione e della dignità di chi è chiamato ad assicurarla con lealtà ai cittadini. Per noi continua sul piano culturale e concreto la lotta senza quartiere agli abusi e alle discriminazioni nel lavoro». Dal canto suo il segretario del sindacato dei giornalisti calabresi, Carlo Parisi, vicesegretario Fnsi, ribadisce con fermezza la linea e il sostegno del Sindacato ai colleghi minacciati da atti di ingiustizia di questo tipo: «La decisione del Tribunale di Crotone – afferma – rende giustizia a una giornalista seria e preparata, brutalmente messa alla porta da un’azienda che, avendo mal digerito la sua elezione a fiduciario di redazione, credeva, forse, di poter gestire la vita e la dignità delle persone con i metodi usati nelle piantagioni di cotone. Ciò è inammissibile e fenomeni di questo tipo continueremo a combatterli con ogni mezzo a disposizione del Sindacato che non arretra di fronte a queste violenze. La difesa dei giornalisti veri è e resta un punto di impegno e lotta civile a tutela dei colleghi e della libertà dell’informazione». (0050)

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