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Callipo potrebbe essere incandidabile

«Lorenzo, qui abbiamo un problema…».L’incipit accompagna più di una telefonata tra la Calabria e Roma in questo ennesimo weekend di impronta kafkiana per il Pd calabrese.E “il problema”, a Lorenz…

Pubblicato il: 28/07/2014 – 10:06
Callipo potrebbe essere incandidabile

«Lorenzo, qui abbiamo un problema…».
L’incipit accompagna più di una telefonata tra la Calabria e Roma in questo ennesimo weekend di impronta kafkiana per il Pd calabrese.
E “il problema”, a Lorenzo Guerini, prima viene solo accennato, poi sminuito e poi ancora riportato in tutta la sua potenziale pericolosità: «Comunque serve approfondire la cosa per bene».
La “cosa” riguarda la candidatura di Gianluca Callipo alle primarie per scegliere il candidato governatore del centrosinistra. Gianluca potrebbe essere incandidabile per la legge che impone tale misura agli amministratori pubblici che incorrono in una dichiarazione di dissesto finanziario relativamente all’ente amministrato. Sul giovane sindaco di Pizzo hanno trovato la quadra i renziani calabresi, dopo il fallimento di una candidatura unitaria di Massimo Canale per il “niet” di Mario Oliverio.
Lorenzo Guerini, vicesegretario nazionale e renziano di ferro, ha benedetto la scelta al termine di una riunione romana che ha visto tutti d’accordo. L’idea di un giovane amministratore dai tratti vicinissimi al leader del Pd, incarna bene quel confronto tra vecchio corso e nuovi orizzonti che si intende portare avanti anche in Calabria.
Ma proprio allo scadere del termine ultimo per le candidature, affiora un problema che, se trovasse conferma nei quesiti richiesti ai consulenti legali del Pd nazionale, fa saltare ogni ipotesi di accordo: Gianluca Callipo potrebbe non essere candidabile. Gli sarebbe stata fatale la sua partecipazione, dal 2008 al 2012, alla giunta provinciale di Vibo Valentia, guidata da De Nisi. In quella giunta Gianluca Callipo è stato per quattro anni assessore al Turismo ed alla Programmazione economica. Un assessorato di peso per l’area del Vibonese dove insistono alcune tra le più belle località turistiche, come Tropea.
Quella giunta provinciale, però, si è dovuta dimettere nel 2012 per varie traversie giudiziarie ed economiche. Si insedia il commissario, nella persona del prefetto Mario Ciclosi e questi, nell’ottobre scorso, dopo vari tentativi di riequilibrare le casse dell’Ente, ne dichiara il dissesto finanziario. Decisione ufficializzata con una deliberazione prefettizia adottata «con i poteri propri del consiglio e della giunta provinciale».
La decisione seguiva un provvedimento notificato al Commissario Ciclosi dalla Corte dei conti, con il quale si inibiva l’ente Provincia di Vibo dalla procedura di riequilibrio assistita richiesta dallo stesso Ciclosi. Nella relazione si indicava una consolidata esposizione debitoria dell’ente superiore a 20 milioni di euro; il non avere ricostituito fondi vincolati per un totale di 11 milioni di euro, l’avere accumulato debiti fuori bilancio che ammontano a circa 14 milioni di euro, ai quali andavano ad aggiungersi 5 milioni di euro di bollette telefoniche mai pagate.
Seguirono violente polemiche politiche, il Pd vibonese accusava il Ciclosi di avere avuto un approccio pregiudiziale e pregiudizievole e si apriva una guerra di comunicati stampa che si è conclusa nel giugno scorso, quando il prefetto Mario Ciclosi si è dimesso con un comunicato stampa: «È giunto il momento di farmi da parte. Il mio compito qui è finito. Non vedo cos’altro potrei fare per questo ente oltre a tutto ciò che ho fatto fino ad oggi. Destreggiandomi tra dissesto finanziario, proteste, inefficienze strutturali e inchieste varie nell’arco dei due anni».
Si è detto amareggiato per i limiti di gestione di un ente ingessato tra dissesto e patto di stabilità senza poter «ricevere alcuna deroga come le circostanze, uniche in Italia, avrebbero consigliato. Condizione che si è aggravata dallo scorso 8 aprile in poi, ovvero dall’entrata in vigore della legge 56 che ha ristabilito completamente le regole del gioco. Privando il commissario di qualsiasi elemento di supporto.
Niente più sub-commissari, nessuna possibilità di rimpiazzare i dirigenti, come ho più volte chiesto sui tavoli ministeriali».
E a chi gli rimprovera di avere dichiarato il dissesto, non replica, invita solo a leggere il provvedimento della Corte dei conti che evidenzia «la presenza di irregolarità contabili, di squilibri economici e di comportamenti difformi alla sana gestione finanziaria». (0020)

r. p.

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