LOCRI Il nuovo Vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, si rivolge – con una «lettera estiva» – ai fedeli soffermandosi sul concetto di «festa» e su come evitare «quelle esagerazioni che confondono la genuina manifestazione di una fede vissuta con espressioni esteriori che spesso nulla hanno a che vedere con essa».
«Fare festa, in questo nostro tempo e in questa nostra terra – sostiene monsignor Oliva – è segno di una speranza che non delude. Ma guai se tali momenti di festa divenissero occasioni di evasione e di effimero godimento. C’è modo e modo di vivere la festa. Troppo spesso il nostro modo di far festa che non bada a spese e che è facile tacciare di consumismo (cantanti, fuochi, luminarie) serve poco alla nostra crescita umana e spirituale, culturale e sociale. Mi chiedo come questo possa conciliarsi con la vita sofferta di tanti che faticano a trovare un lavoro e sono costretti a prendere la via dell’emigrazione. Resistono ancora processioni dalla lunga durata, durante le quali tutt’altro si fa che pregare. Esse nascondono radici che sanno di paganesimo o comunque sono evidente commistione tra sacro e profano. Ciò che mi duole di più è che sono occasioni mancate. Mancate, quando non sono occasioni di preghiera e di ritorno a Dio. Mancate, quando potevano essere momenti aggregativi e di riflessione, di crescita culturale e sociale e si sono trasformate in occasione di semplice divertimento di effimera durata. E mancate, ancora, quando potevano prevedere gesti belli di solidarietà e di progettualità caritativa, destinando parte delle offerte dei fedeli a tali finalità, mentre tutto è stato consumato nello stile di un consumismo esasperato, in costosi spettacoli di una o più serata, in luminarie e fuochi d’artificio. E così, poveri eravamo e più poveri siamo rimasti».
Il vescovo di Locri chiede quindi «se non sia il caso di avviare nelle nostre parrocchie, nei gruppi e movimenti ecclesiali una seria verifica sul nostro modo di far festa? Ringrazio quanti si adoperano per educare ad una mentalità nuova, che si traduca in gesti evangelici».
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