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Dirigenti regionali, dal ministero alla Procura

CATANZARO Dirigenti senza titoli, remunerazioni fuori norma, incarichi a tempo determinato oltre i limiti previsti dalla legge, professionalità esterne chiamate alla Regione contro ogni principio d…

Pubblicato il: 01/08/2014 – 14:16
Dirigenti regionali, dal ministero alla Procura

CATANZARO Dirigenti senza titoli, remunerazioni fuori norma, incarichi a tempo determinato oltre i limiti previsti dalla legge, professionalità esterne chiamate alla Regione contro ogni principio di buona amministrazione, i pesanti rilievi mossi dal dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica Gaetano Mosella rischiano di diventare colonna portante di una nuova inchiesta giudiziaria sulla gestione di Palazzo Alemanni negli ultimi anni. Per adesso il sostituto procuratore Gerardo Dominijanni ha già iscritto sul registro degli indagati l’ex governatore Giuseppe Scopelliti, la sua vice Antonella Stasi (ora presidente facente funzioni) e gli assessori (Pino Gentile, Mimmo Tallini, Francescantonio Stillitani, Giacomo Mancini, Piero Aiello, Antonio Stefano Caridi, Mario Caligiuri, Francesco Pugliano, Michele Trematerra e Fabrizio Capua) per il doppio incarico affidato a Franco Zoccali: dirigente generale del dipartimento Presidenza e segretariato generale della giunta regionale. Abuso d’ufficio in concorso è l’ipotesi della pubblica accusa. Già alla fine del 2012 sulla scrivania del magistrato era giunto un dettagliato esposto che sosteneva come l’avvocato reggino non fosse in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale 31 del 2002 e stabiliti nell’articolo 8 per lo svolgimento delle funzioni di segretario generale. Peraltro, si evidenziava nell’esposto, Zoccali per questo secondo incarico percepirebbe indebitamente un compenso aggiuntivo. All’epoca i carabinieri avevano già prelevato atti dagli uffici regionali. In questi giorni gli investigatori dell’Arma sono tornati a bussare a Palazzo Alemanni. A dare nuovo impulso all’inchiesta è stata la relazione effettuata dal ministero dell’Economia e delle finanze che ha dedicato al caso Zoccali una particolare attenzione. «Dalla lettura del curriculum vitae – si legge nel report commissionato dal ministero – si rileva la mancata esperienza quinquennale nella qualifica dirigenziale, requisito richiesto dall’articolo 25 dalla legge regionale 7/1996 per la nomina a direttore generale». Zoccali ha dichiarato di avere svolto, presso il Comune di Reggio, le funzioni di direttore generale da maggio 2008 a maggio 2010. Ha attestato, altresì, di aver espletato funzioni di capo di Gabinetto e dirigente staff del sindaco di Reggio da settembre 2002 ad aprile 2008. «Quest’ultimo incarico – si fanno rilevare dalla Ragioneria dello Stato – è incompatibile con l’esercizio della funzione dirigenziale così come ha recentemente stabilito la deliberazione n.313/2013 della Corte dei conti – sezione di controllo del Piemonte». Messa in questo modo, si capisce come Zoccali non sia in possesso della funzioni dirigenziali. Da ciò deriva l’illegittimità dell’incarico conferito dalla giunta regionale nel 2010. Ma c’è più. Secondo quanto attesta la Ragioneria dello Stato, è «illegittimo» anche l’incarico di segretario generale della giunta affidato allo stesso Zoccali «perché non è dirigente che abbia svolto le funzioni di direttore generale per almeno tre anni; non ha portato avanti funzioni dirigenziali per almeno 15 anni; non proviene da ruoli delle magistrature o dell’avvocatura dello Stato; non arriva da settori della docenza universitaria» Per questo motivo «sorprende il riconoscimento a favore dell’avvocato Zoccali di un ulteriore indennità di 72mila euro». La Ragioneria dello Stato ha accertato che dal 2010 al 2013 sono stati «riconosciuti illegittimamente» all’avvocato Franco Zoccali oltre 735mila euro.
Ma il caso dell’ex city manager di Reggio Calabria pare destinato a non restare isolato. Il sostituto procuratore già da alcune settimane ha dato mandato alla polizia giudiziaria (Nisa e carabinieri) di approfondire i rilievi sollevati dalla relazione del Mef, in particolare sui 30 incarichi dirigenziali affidati a professionisti esterni all’amministrazione senza effettuare nessuna procedura selettiva e ciò in violazione dell’articolo 19 comma 1-bis del decreto legislativo 165/2001. Il dirigente dei servizi ispettivi del Mef, Gaetano Mosella, aveva sollevato dubbi sulle nomine del direttore generale del dipartimento Turismo Raffaele Rio e del dipartimento Programmazione comunitaria Anna Tavano. Nel primo caso emerge che Rio «non è in possesso dei requisiti per l’accesso alla dirigenza mancando nel curriculum il riferimento a esperienze lavorative presso pubbliche amministrazioni per almeno cinque anni». Quanto alla Tavano, «non sembra emergere quell’attitudine all’incarico conferito» perché l’attività precedentemente svolta si sviluppa in ambito bancario. Stando alla relazione del ministero sarebbero illegittime, per mancanza dei requisiti necessari per il conferimento dell’incarico, pure le somme percepite dai dirigenti di settore Salvatore Mazzeo (269mila euro), Giorgio Margiotta (288mila euro), Giuseppe Nardi (269mila euro), Alessandro Zanfino (262mila euro) Valeria Fedele (297mila euro). Non avrebbe avuto diritto a un’ulteriore indennità – prevista dalla legge regionale 31/2002 – il direttore generale della Stazione unica appaltante Salvatore Boemi. Secondo la Ragioneria dello Stato, a Boemi sono stati «illegittimamente riconosciuti» dal 2009 al 2013 ben 158mila euro.

 

Gaetano Mazzuca

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