CATANZARO La Coldiretti prende in ostaggio un manager della Regione: il direttore generale del dipartimento Bilancio, Pietro Manna. Almeno, è così che si definisce il diretto interessato in un post sul suo profilo Facebook. A Manna la mobilitazione di ieri dell’associazione degli agricoltori non è andata proprio giù e affida al social network la sua indignazione. «Oggi giornata catanzarese da ostaggio», il titolo dello sfogo pubblico nel quale Manna si lascia andare a espressioni colorite per screditare il sit in di lavoratori che ieri hanno fatto sfilare i trattori per le strade del capoluogo. Il dg racconta quello che sta succedendo a pochi passi da lui: «Un cordone della polizia fra gli uffici della Regione e la mobilitazione di Coldiretti. Anche il mio nome scandito ad alta voce da una specie di dj che prospettava ai manifestanti l’idea di fare irruzione nel palazzo e ottenere giustizia. Obiettivo principale della protesta il pagamento delle provvidenze per la spesa di funzionamento dei Consorzi di Bonifica e di Arcea. Il tutto come se il Patto di stabilità fosse un nostro chiurito di culo. Come se gli lsu, gli artigiani, gli operatori delle strutture socio-assistenziali, i piccoli imprenditori del settore edile (e tutti quelli che vivono la disperazione per effetto delle regole maledette che paralizzano la spesa) fossero figli di puttana. E mentre passavo le mie consuete dieci ore giornaliere per provare a risolvere anche i loro problemi, ogni tanto tendevo l’orecchio verso le bestemmie dei cappellini gialli». Manna ha una sua personale visione delle cose: «La mia idea? Beh, anche se c’erano un paio di trattori appena usciti dall’autolavaggio a fare scena, non credo proprio che in piazza oggi ci fosse il vero mondo agricolo calabrese. Quello che produce, suda, fa sacrifici e lotta per la propria terra». Per il dg la protesta avrebbe perseguito fini diversi da quelli enunciati: in piazza «c’era semmai la rappresentazione ipocrita e farsesca di un gruppo di pressione travestito da sindacato. La pagina più buia nella storia di una gloriosa confederazione come Coldiretti». Parola di un manager in ostaggio.
p. bel.
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