CATANZARO «La Sezione ancora una volta deve richiamare la Regione all’osservanza dell’obbligo di garantire la veridicità del bilancio e la trasparenza attraverso esplicitazione analitica e precisa della reale natura delle spese». Basta quest’unica frase, estrapolata dalle 238 pagine di relazione, per comprendere quanto duro sia stato il giudizio della sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Calabria nel giudizio di parificazione del documento finanziario della Regione.
Il consigliere Giuseppe Ginestra non ha usato giri di parole per descrivere la realtà dell’ente: partite di giro anomale e occultamento artificioso di consistenti passività. In pratica «la Regione Calabria, non solo non è dotata di strumenti e sistemi atti a garantire in termini di cassa il rispetto dei vincoli tra entrate e spese, ma non è oggettivamente nelle condizioni di conoscere le proprie disponibilità di cassa vincolata nell’anno, né quelle per le quali occorrerebbe provvedere alla ricostituzione». Un quadro desolante, davanti al quale però il procuratore regionale Cristina Astraldi De Zorzi ha chiesto di dichiarare la regolarità del Rendiconto.
Secondo il procuratore regionale «le risultanze del conto del bilancio e del conto del patrimonio della Regione per l’esercizio finanziario 2013, fin qui esposte, in mancanza di elementi istruttori contrari, appaiono formalmente corrette, giacché le osservazioni formulate riguardano aspetti strutturali e non determinano scompensi per gli equilibri di bilancio, tenuto conto del rispetto del patto di stabilità, dell’osservanza dei principi costituzionali e del rispetto dei vincoli della spending review in materia di contratti di personale, di incarichi esterni, di convegni e di rappresentanza». Il collegio di magistrati contabili ha deciso, però, di non approvare il documento e di rinviarlo all’ente per ulteriori chiarimenti.
L’analisi effettuata dalla Corte dei conti lascia pesanti ombre sull’imminente futuro della Regione. L’indebitamento continua a crescere: a dicembre 2013 si è attestato a 1.263.908.284,50 euro (di cui oltre 800mila del settore sanità) con un aumento di ben 164.192.158,63 rispetto all’anno precedente, nonostante nella relazione del rendiconto generale venisse affermato al contrario che vi era stata una «diminuizione».
Sul futuro dell’ente calabrese pesa una spada di Damocle che «rischia di pregiudicare seriamente la tenuta degli equilibri economici e finanziari del bilancio della Regione». L’enorme mole di contenziosi, in cui l’ente potrebbe soccombere, potrebbe mandare gambe all’aria i conti calabresi. In ogni settore la Calabria rischia di dover sborsare centinaia di milioni di euro. Per esempio nei trasporti. Trenitalia pretende 80 milioni di euro per il servizio ferroviario, altri 50 milioni di euro sono in bilico nella vertenza per le Ferrovie della Calabria, a cui si aggiungono i procedimenti dinanzi al Giudice ordinario aperti da varie imprese di autotrasporto.
Ancora peggio va nel settore sanitario. Solo per le vertenze con le case di cura il valore complessivo tra ricorsi e decreti ingiuntivi, ammonterebbe complessivamente per il solo 2013 a poco meno di 18 milioni, a cui si aggiungono gli oltre 10 milioni di pignoramenti già subiti solo dalle Rsa. E ancora la controversia per quasi 175 milioni di euro aperta dalla Fondazione Campanella. Ciliegina sulla torta i procedimenti risarcitori per danni da errore medico, anche in questo caso si parla di cifre a sei zeri.
C’è il buco nero dei rifiuti, la Regione rischia di dover pagare 20 milioni di euro per la sospensione del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. E ancora le vertenze legate al pubblico impiego, quella con i dipendenti delle Comunità montane e con gli Lsu. Altri due milioni pendono nel procedimento arbitrale per il riconoscimento dei compensi connessi alla progettazione della Cittadella regionale. E, infine, i fondi europei. L’ente rischia di dover restituire milioni di euro per aver erogato i finanziamenti a soggetti che non ne avevano diritto. In quest’ultimo caso la «cifra di potenziale esposizione non è stata indicata».
Un mare di soldi. Già l’anno scorso la Regione aveva promesso alla Corte di conti di realizzare un fondo di riserva. Ma l’analisi dei magistrati ha fatto emergere che «le risorse del fondo sono state assorbite in buona parte per le spese che ordinariamente sono gestite dai singoli dipartimenti». «In assenza di reali accantonamenti finanziari nel bilancio della Regione – conclude la relazione della Corte – esiti negativi di vertenze e procedimenti instauratisi presso i tribunali di ogni ordine e grado possono pregiudicare seriamente la tenuta degli equilibri economici e finanziari del bilancio della Regione».
g.maz
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