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"Rifiuti spa 2", presto la decisione sull'istanza degli avvocati Dieni e Putortì

REGGIO CALABRIA Il Collegio si è riservato fino a sabato, ma potrebbe arrivare già domattina la decisione sull’istanza di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico degli avvocati …

Pubblicato il: 06/08/2014 – 14:09
"Rifiuti spa 2", presto la decisione sull'istanza degli avvocati Dieni e Putortì

REGGIO CALABRIA Il Collegio si è riservato fino a sabato, ma potrebbe arrivare già domattina la decisione sull’istanza di revoca dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico degli avvocati Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, presentata dai difensori dei due noti penalisti, arrestati nell’ambito dell’operazione “Rifiuti spa 2” con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Per la Procura, entrambi quando insieme difendevano Matteo Alampi, si sarebbero messi a disposizione come “postini” dei messaggi del boss, che tramite i due legali non solo non avrebbe mai perso il legame con i sodali rimasti fuori dal carcere, ma nel giro di poco tempo avrebbe anche riacquisito il controllo e la gestione delle imprese confiscate. «Tale dato – si legge nell’ordinanza – emerge inequivocabilmente non solo dalle conversazioni tra i destinatari dei messaggi, che spesso avevano fatto riferimento proprio ai legali, nel loro compito di efficienti latori di messaggi, ma trova conferma nelle visite – altrimenti non giustificate – dei due presso l’ufficio dell’ingegner Mamone». Per i pm Sara Ombra e Giuseppe Lombardo, che hanno firmato l’inchiesta, sarebbero stati dunque proprio i due noti penalisti a svolgere l’imprescindibile compito di «veicolare le informazioni da e per il carcere», come dimostrerebbero le innumerevoli conversazioni in cui familiari e più importanti sodali del clan, come Lauro Mamone, associano una telefonata del legale a un messaggio proveniente dal boss. Accuse respinte al mittente dai difensori dell’avvocato Dieni – assistita dai legali Giuseppe Aloisio e Massimo Morcella, coadiuvati dagli avvocati Michele Albanese e Bruno Poggio – come da quelli dell’avvocato Giuseppe Putortì, difeso dai legali Michele Priolo e Giacomo Iaria. Per tutti, a mancare nella contestazione formulata a carico dei colleghi, oggi divenuti assistiti, sarebbero i gravi indizi di colpevolezza. «Quello che non si comprende – spiegano a margine dell’udienza in cui hanno esposto le proprie ragioni – è quale sia l’oggetto dell’imbasciata che Alampi avrebbe fatto trapelare da dietro le sbarre tramite gli avvocati». Ma soprattutto – sottolineano dal collegio difensivo della Dieni – ci sarebbe una fondamentale discrepanza fra il capo d’imputazione contestato ai due legali e quello che pende sulla testa del boss Alampi, nel quale si specifica che quest’ultimo «pur essendo detenuto, riusciva a coordinare l ‘attività del sodalizio, comunicando le disposizioni ai familiari che si recavano periodicamente al colloquio». I rilievi sono contenuti in due corpose memorie difensive depositate già ieri e che adesso toccherà ai giudici valutare.

 

Alessia Candito

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