di Paolo Pollichieni
Eravamo stati facili profeti quando, andando controcorrente rispetto alle masse osannanti che si offrivano al Giovane Conquistatore, ideatore e signore del “modello Reggio”, abbiamo detto che quel “modello” era criminogeno e che quel Giovane Conquistatore era poco più di un bambinone abituato ad averla sempre vinta, anche quando giocava a calcetto.
Eravamo stati facili profeti, non perché dotati di una particolare sfera di cristallo ma perché del “modello Reggio” sapevamo tutto: tecniche di reclutamento, obiettivi non dichiarati, complicità istituzionali, coperture politiche e no, modus operandi. E soprattutto sapevamo i disastri provocati nella città di Reggio. Anni di allegra gestione, utilizzo dissennato di fondi, rimbambimento mediatico attraverso campagne di stampa profumatamente pagate (dal contribuente) e giornalisti disponibili altrettanto lautamente ringraziati con assunzioni di parenti ed affini. Anni macchiati dalla tragedia di una dirigente, Orsola Fallara, indotta al gesto estremo ma da chi? In conseguenza di cosa? Quattro anni dopo il Grande Conquistatore ci consegna una regione ridotta ad un cumulo di macerie sociali, economiche e morali. Legislatura che per la prima volta, nella pur non facile vita del regionalismo calabrese, si chiude in anticipo, fondi comunitari bloccati, disoccupazione alle stelle, dissesto finanziario, immagine devastata.
Il “modello Reggio” sta arrivando al suo epilogo anche su scala regionale ma sarà un dramma le cui reali proporzioni, proprio come oggi capita a Reggio, sapremo stimare solo nei prossimi lustri. E proprio come accadde nella Reggio del Grande Conquistatore, anche qui ed oggi i primi segnali vengono dalle ispezioni del ministero delle Finanze e dalla Corte dei Conti che scrive di «proliferare della spesa», «partite di giro anomale», «occultamento artificioso di consistenti passività». È come se un killer seriale della democrazia e della corretta amministrazione abbia continuato per anni la sua opera demolitoria.
La relazione del presidente Giuseppe Ginestra sul Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2013 non usa giri di parole: «Si evidenzia che la Regione Calabria, non solo non è dotata di strumenti e sistemi atti a garantire in termini di cassa il rispetto dei vincoli tra entrate e spese, ma non è oggettivamente nelle condizioni di conoscere le proprie disponibilità di cassa vincolata dell’anno, né quelle per le quali occorrerebbe provvedere alla ricostituzione. Tale situazione costituisce violazione del principio della trasparenza ed è certamente foriera di una grave situazione di squilibrio della gestione vincolata della cassa regionale». Né appare più indulgente l’analisi della spesa per il personale, sulla quale relaziona Alessandro Verrico Usai: «La spesa per la categoria dirigenziale è aumentata dai 15 milioni 985mila 175 euro del 2012 a 16 milioni 405mila 281 euro del 2013 a fronte di una riduzione di 15 unità». Dalla relazione della Ragioneria generale dello Stato «sono state rilevate numerose irregolarità sia nella determinazione del trattamento accessorio del personale dirigente e no, che nelle assunzioni e nel conferimento di incarichi dirigenziali, concludendosi spesso per l’illegittimità della spesa e con l’invito all’ente al recupero delle somme indebitamente erogate». Il che fa il paio con le diverse inchieste giudiziarie in corso e con quella montagna inesplorata, e per alcuni versi inesplorabile, rappresentata dal contenzioso prodotto da un esercito di dirigenti scelti per due doti particolari: assoluta incompetenza ed altrettanto assoluta fedeltà al Giovane Conquistatore ed al suo storico Gran Ciambellano. E qui sta il punto: potevano far tutto questo danno da soli il Giovane Conquistatore ed il Gran Ciambellano? Certo che non potevano, se lo hanno fatto è solo perché le inchieste sono arrivate dopo che i buoi erano stati rubati; perché uno stuolo di giornalisti e di editori ha barattato laute commesse, assunzioni e prebende varie con il dovere di informare; perché i meccanismi di controllo imposti dalle leggi dello Stato non sono mai stati recepiti dalla Regione Calabria. Soprattutto perché un’opposizione imbelle ha lasciato indisturbato il manovratore. Lo ha detto, a loro disonore, lo stesso Giovane Conquistatore: «L’unica opposizione che rema contro è quella di alcuni giornalisti cialtroni». Vero. Da sindaco ha dovuto scontrarsi con un’opposizione che le cose le denunciava quotidianamente, guidata da un Massimo Canale da lui per questo odiatissimo. Da governatore non ne ha trovati di Massimo Canale sul suo percorso e il Partito democratico farà in modo che non li trovi neanche nel futuro.
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