CARLOPOLI (CZ) «Sia chiaro, il nostro progetto non prevede di creare l’oasi felice del malato di mente, questo deve essere un luogo di incontro, di aggregazione per tutti. Un posto in cui ogni barriera si annulla», premette Antonio Mangiafave, responsabile di una delle associazioni che hanno dato vita al progetto Gedeone. «Questo è un esperimento di impresa sociale – continua Antonio – dentro ci sono volontari, promotori e partner di ogni ordine e grado, dal Comune di Carlopoli, all’associazione di volontariato SS. Pietro e Paolo di Lamezia Terme, e poi il Centro di salute mentale del Reventino, l’associazione New Day di Soveria Mannelli e le aziende agricole Miceli di Lamezia Terme». Mentre la nostra guida parla, alle sue spalle si lavora. Chini sulla terra ci sono i volontari che stanno mettendo a coltura 5000 piantine di origano.
L’aria, in questo lembo di Presila Catanzarese, è tersa e fresca nonostante il sole di mezzogiorno. La produzione dell’origano si aggiunge a quella dello zafferano, il cui esperimento è felicemente riuscito lo scorso inverno. Per il progetto Gedeone il Comune ha concesso in comodato d’uso gratuito, per dieci anni, un’area di otto ettari. Non un luogo qualsiasi però, ma un posto speciale che da secoli attende di risorgere e tornare a brulicare di vita. Sullo sfondo di questa impresa sociale si trova, infatti, l’abbazia di Corazzo, nata nell’XI secolo sulle sponde del fiume Corace a opera dei monaci benedettini e acquisita cento anni dopo dai monaci cistercensi. Una tappa importante nella storia monumentale della regione. Tra le sue mura Gioacchino da Fiore vestì l’abito monacale e diede inizio alla stesura delle sue opere più autorevoli prima ancora di fondare la congregazione religiosa di San Giovanni. Il precetto dell’ora et labora riappare tra i ruderi dell’abbazia e spezza il silenzio calato col terremoto del 1783. Poco dopo il sisma, il monastero venne denudato dei suoi fregi più belli.
LUOGO DEL CUORE PER IL FAI «Questo è un luogo magico – continua Antonio – e merita di più che essere semplice meta di occasionali pellegrinaggi turistici. Per questo motivo abbiamo deciso di aderire all’iniziativa “I luoghi del cuore” promossa dal Fai (Fondo ambiente italiano), perché Corazzo venga tutelata e valorizzata». Ogni due anni il Fai lancia un censimento per segnalare posti di interesse naturalistico, archeologico o paesaggistico che la gente ama e vuole salvaguardare. In base al numero di voti, i primi tre classificati ricevono un finanziamento diretto (quest’anno il censimento viene sponsorizzato da Banca Intesa San Paolo) mentre chi raccoglie più di mille voti può partecipare alla richiesta di un finanziamento da 1000 a 30mila euro. Gli attivisti di Gedeone sono soddisfatti: «Abbiamo raggiunto quota 1300 voti sul web e stiamo per spedire al Fondo ambiente le 500 adesioni raccolte attraverso i banchetti». E le iniziative non si fermeranno qui perché si può continuare avotare fino al 30 novembre 2014. Il sogno degli attivisti, spiegano, è quello di costruire una pista per le carrozzine perché l’area di Corazzo, i suoi laboratori e la zona pic-nic siano raggiungibili da tutti. Le parole più entusiaste le spende Roberta Gigliotti, giovanissima paziente del Csm del Reventino, nel suo invito a votare per l’abbazia: «Ci sono luoghi in Calabria che attendono in silenzio da anni. Ci sono storie nascoste tra i boschi pronte per essere narrate. Ci sono valli incantate che non hanno bisogno d’imponenti finanziamenti, di musei tecnologicamente avanzati, di grandi mutamenti. Solo di un po’ d’attenzione. Ci sono uomini appassionati che hanno urlato, divenendo memorabili. Ci sono giovani che studiano questi luoghi. Questo appello è rivolto a tutti coloro i quali hanno a cuore l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo. A tutta la gente di Carlopoli e dei paesi limitrofi. A Soveria Mannelli, che conserva lo spettacolare altare in marmo d’età barocca. A Cicala, che possiede quelli lignei. A Decollatura, che ospita la statua della Madonna del Carmine. Ai volontari, che tra impegno intellettuale e manovalanza stanno ancora tentando. Agli amanti di softair e paintball, perché Corazzo è una location irresistibile. A chi ha immortalato la Badia, disegnando, “schizzando”, fotografando, scoprendo che è magica anche circondata dalla nebbia. A chi si è specchiato nel Corace. A chi ha fatto la tesi di laurea sull’Abbazia. Alle associazioni, ai circoli culturali. Ai pastori che circondano di bianco i Ruderi donandoci un contesto storico, agreste, naturalistico ancora più vivo. Ai gestori degli alberghi e dei ristoranti e delle strutture turistiche che, giustamente, si lamentano da anni di questo silenzio. Ai politici. Quelli che hanno detto, quelli che qualcosa hanno fatto, quelli che hanno solo promesso, quelli che hanno difeso Corazzo. Alle coppiette: perché con la luna piena l’Abbazia è estremamente romantica… Agli appassionati di ufo, fantasmi, miti, templari, leggende e altri misteri: perché a Corazzo c’è pane per i vostri denti! Agli autisti dei pullman che prestano servizio nella zona, che ogni giorno possono godere, seppur per poco, di questo splendido panorama. Ai loro passeggeri: perché l’Abbazia di Corazzo che ti appare a sorpresa tra curve tutte uguali non puoi non vederla! Agli emigrati che guardando le immagini online, si ricordano, ritornano o vorrebbero tornare».
LA TUTELA PARTE DAL BASSO I nuovi “monaci” sono già al lavoro. Persone con storie di disagio sociale, droga, detenzione, problemi fisici e psichici lavorano gomito a gomito con volontari e gente del posto. L’iniziativa, inoltre, viene seguita dall’associazione Aniti di Reggio Calabria, che si occupa di sviluppo e sperimentazione di progetti di innovazione sociale. «Stiamo coltivando la terra, creando progetti di turismo sociale e laboratori su quelli che erano terreni incolti e abbandonati da dieci anni almeno, compresa l’area pic-nic, completamente distrutta e inutilizzabile», spiega Antonio Mangiafave.
«Dopo anni in cui inviavamo progetti a Regione e Ministero senza ricevere nessuna risposta – dice il sindaco di Carlopoli, Mario Talarico – abbiamo deciso di attivarci partendo dal basso e con uno scopo etico». A settembre del 2013 l’amministrazione comunale ha affidato, con una delibera, gli otto ettari dell’area di pertinenza dell’abbazia a Gedeone. «Per prima cosa – dice il sindaco – abbiamo sistemato l’illuminazione e le stradine di ingresso, in più, abbiamo incluso nel progetto anche una struttura acquisita tempo fa dalla Comunità montana, un centro polivalente costato centinaia di migliaia di euro e mai entrato in funzione. Quell’edificio diventerà il centro operativo dell’organizzazione, un laboratorio e un luogo di accoglienza». L’amministrazione di Carlopoli ha, inoltre, coinvolto nell’iniziativa il Gal (gruppo azione locale) del Reventino per lanciare una filiera delle erbe officinali. L’origano e lo zafferano ci sono già. «Il nome Gedeone non è casuale – racconta Mangiafave –, egli apparteneva alla tribù più povera tra gli israeliti. Era un ultimo tra gli ultimi, il più piccolo nella casa di suo padre. Fu colui che, alla guida di 300 uomini, sconfisse gli invasori, armato solo del proprio coraggio». Un’eredità che, da queste parti, in tanti hanno deciso di raccogliere.
Alessia Truzzolillo
Questo servizio è stato pubblicato sul numero 160 del Corriere della Calabria
x
x